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EFC | Oggi la ripresa. Con la Juve la conferma di essere sulla strada giusta

Riprenderà oggi il lavoro degli azzurri, si tornerà a giocare tra meno di una settimana e non ci possono essere pause. I prossimi giorni ci faranno capire qualcosa in più sulle condizioni di chi è in infermeria, con la speranza di poter recuperare Fazzini, Solbakken ma anche De Sciglio. Non è ancora il tempo per il lungodegenti. La prossima tappa del campionato ci porterà a giocare a Cagliari, in quello che potrebbe essere considerato il primo scontro diretto della stagione, mettendoci di fronte a quel Davide Nicola che, lo scorso anno ha compiuto l’impresa, per poi lasciarci a fine torneo. Ed in Sardegna andiamo nel miglior stato mentale possibile, forti di sei punti in classifica ed una imbattibilità che nessuno, davvero nessuno (visto il calendario) avrebbe mai potuto ipotizzare. La gara di ieri con la Juve era molto attesa, per capire quanto le prime prove fossero realmente frutto della bontà del nostro gioco o, di problematiche varie riconducibili ai forti avversi in un momento di costruzione. Dalla gara di ieri, prima ancora del risultato, volevamo capire se quella spiccata identità che si era vista, quel fraseggio molto interessante, quella fase di pressione e di non possesso fatte molto bene, fossero ancora intatte. Reali, non casuali. E questo contro un avversario che aveva già fatto vedere la sua forza e che, visti gli investimenti portati sul mercato, si candida come prima antagonista dell’Inter per lo Scudetto. Ecco, tutto questo l’Empoli lo ha fatto vedere, lo ha confermato rispetto alle prime uscite e non ha perso una virgola di quelle caratteristiche che sembrano far parte del DNA di questo gruppo. Ma potremmo dire che siamo andati ben oltre a questo. Intanto perché il risultato ci racconta che portiamo a casa un punto per meriti e poi, che permane quella già citata imbattibilità. E poi perché la squadra non ha assolutamente affrontato la sfida in modo passivo, ma ha saputo guardare negli occhi l’avversario ed ha scelto i suoi momenti per poter contrattaccare e fare male. Ci ripetiamo su un concetto: questa squadra sa cosa deve fare e sa come e quando farlo. I numeri parlano di una gara in grande equilibrio, basti pensare anche ai tre tiri in porta a testa, ma la sensazione che le occasioni più nitide le si abbiano avuto noi, è oggettiva. Gridano vendetta gli errori commessi da Grassi e Gyasi, sprecando nel secondo tempo due palloni che sarebbero dovuti diventare mortiferi. Soprattutto il tiro del capitano, un rigore in movimento, ha fatto mettere le mani al volto. Vero anche che dall’altra parte c’è stato un Vasquez capace di disinnescare quelle due occasioni che la Juve ha prodotto in maniera più importante. Ma dietro la squadra si è mossa in maniera quasi perfetta. Quando una squadra di quel calibro non riesce a fare le cose che più le vengono naturali, quando i giocatori più importanti restano in ombra, beh, in questo c’è l’indubbio merito di chi porta a far questo. La difesa azzurra, che ogni tanto qualcosa lascia, ma ci mancherebbe, spesso si muove come un orologio svizzero, interpretando molto bene quelle coperture a zona richieste da D’Aversa. Sempre ottimo il lavoro dei due esterni, Pezzella e Gyasi, che coprono tutta la fascia portando sempre grande aiuto in fase di ripiegamento e non disdegnando poi di offendere quando c’è il possesso a favore. Si torna a quel concetto di identità, che già dalle prime uscite era abbastanza evidente e che, adesso, si sta facendo sempre più solido. In questo va fatto un sincero plauso a Roberto D’Aversa che a nostro avviso ha avuto una grande intelligenza nel non scoperchiare totalmente quegli aspetti derivanti dai suoi predecessori, andando poi ad arricchire il tutto con le sue nozioni ed un gioco meno attendista. Parlando di plausi e di complimenti, uno va sicuramente “sprecato” per Goglichidze che sta davvero sorprendendo. Il giovane georgiano, rimasto oggetto misterioso nella seconda parte dello scorso campionato, si è trovato catapultato dentro dopo la cessione di Walukiewicz. Per lui due prove di grande spessore e di grande maturità calcistica, bravo nelle letture, bravo nelle scelte. Se questo è il suo buongiorno che si vede dal mattino, l’Empoli ha pescato un bel coniglio dal cilindro. In termini di singoli, detto già di Vasquez (ieri premiato come uomo partita) ci sono da tessere elogi a tutti, con il piacere di aver ritrovato in Henderson quel giocatore che conoscevamo e che, per fortuna, ha Palermo non ha lasciato il segno. Sono piaciuti molto tutti coloro che sono entrati in corso d’opera, anche Anjorin – ovviamente è presto per dei giudizi seri – ha fatto intravedere alcune cose che, se affinate, possono far ben sperare. Ma in generale è questo Empoli a far ben sperare e la gara di ieri, con la Juve, ha dato tutte le conferme alle buone sensazioni che sono maturate nelle prime settimane. Presto, davvero tremendamente presto per pensare che il nostro campionato sia di minor sofferenza, ma intanto sei punticini sono in cascina e nessuno li toglie, e poi c’è da dire che non arrivano per caso quattro (cinque con la Coppa) prestazioni cosi. Come ripete sempre D’Aversa, che ieri ha finito la sua squalifica ed è tornato a parlare nel dopo gara, la guardia non va abbassata e l’errore più grande sarebbe quello di sottovalutare chi ci attende al varco….a partire da quel volpone di Nicola. Però va goduta, va goduta totalmente e nel presente, nel “qui ed ora” c’è davvero di che essere orgogliosi. L’unica nota stonata della serata, per noi, le maglie indossate.

Con Fazzini infortunato, e la defezione contemporanea di Solbakken, D’Aversa alza Maleh, mentre a centrocampo e in difesa conferma i soliti visti finora. La squadra si va quindi schierando con un più classico 3-5-2. Come da previsioni è la Juventus a voler prendere in mano il pallino del gioco, ma la prima grande occasione è per gli azzurri dopo 11 minuti di gioco. Gran palla di Maleh per Pezzella, che a sua volta la crossa sul secondo palo, decisivo l’intervento di Kalulu che anticipa Gyasi. Sarebbe stato il terzo gol in fotocopia se fosse entrata, a dimostrazione di come la squadra si trovi bene in questi cambi di campo. La squadra di D’Aversa si difende molto bene e per i bianconeri non è semplice sfondare, tutto il pacchetto arretrato dei nostri è sempre molto preciso nelle chiusure. Al 18′ è ancora Empoli, ci prova da fuori Maleh, ma il suo mancino è di facile presa per Perin. La prima grande occasione la Juventus la costruisce al 35′ da calcio d’angolo. Koopmeiners disegna un cross a centro area dove svetta Gatti, grandissima parata di Vasquez che con riflessi felini riesce a deviare sopra la traversa; l’urlo bianconero rimane strozzato in gola, quello azzurro può esplodere. Il primo tempo si chiude sullo 0-0 con una gara piuttosto bloccata e con le poche emozioni descritte. Al rientro in campo le due squadre tornano dagli spogliatoi senza cambi. Subito pericolosa la Juventus su calcio d’angolo, Douglas Luiz pesca in area Vlahovic che di testa non inquadra per nostra fortuna la porta. L’occasione più grande della Juve, però, arriva qualche minuto dopo: Gonzalez lancia in profondità Vlahovic, il serbo va al diretto diretto ma Vasquez è bravissimo a sbarrare la strada del pallone verso la rete. Al 52′ è ancora Vasquez a salvare il risultato, mettendoci una pezza sulla zampata di Koopmeiners, pescato sul secondo palo da Cambiaso. Da dire che quello dell’ex Atalanta non voleva essere un tiro ma un tentativo di rimettere la palla in mezzo. L’Empoli si fa rivedere al 72′, bello scambio al limite dell’area tra Pellegri e Grassi, col numero 5 che va al tiro dal limite parato a terra da Perin. Qualche minuto dopo Pellegri rischia grosso andando ad un testa a testa con Gatti, per l’arbitro è solo giallo e va bene cosi. Col passare dei minuti la Juventus tenta in maniera frenetica di trovare il gol, ma infilarsi tra le linee dell’Empoli è difficile per l’ottima tenuta di tutta la fase difensiva azzurra, o grigiofuxia. Quando la gara sembra avere nella sua inerzia i colori ospiti, con la sensazione che non resti che difendere lo 0-0, l’Empoli va vicino due volte al “colpo gobbo”: prima con una conclusione di Maleh da fuori che esce di poco a lato e poi con una conclusione ravvicinata di Gyasi, salvata da un miracoloso intervento di Gatti. Finisce in parità ed i nostri alzano le braccia al cielo, capendo di aver fatto qualcosa di davvero importante, e così infatti è.

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