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08/06/12-08/06/24; 12 anni da quell’Empoli-Vicenza: all’inferno e ritorno

Oggi, 08/06/2024, sono passati 12 anni da quel giorno, l’08/06/2012, da quell’Empoli-Vicenza spareggio play out di Serie B per non retrocedere in C. Una serata magica, incredibile per come si sviluppò la partita e che ha segnato in positivo la storia azzurra negli anni successivi. Vi riproponiamo l’articolo redatto dal nostro collega Nico Raffi nell’aprile […]

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Oggi, 08/06/2024, sono passati 12 anni da quel giorno, l’08/06/2012, da quell’Empoli-Vicenza spareggio play out di Serie B per non retrocedere in C. Una serata magica, incredibile per come si sviluppò la partita e che ha segnato in positivo la storia azzurra negli anni successivi. Vi riproponiamo l’articolo redatto dal nostro collega Nico Raffi nell’aprile del 2020 in occasione di “Un secolo d’azzurro”.

Un giorno, forse, troveremo le parole per parlarne con lucidità, con sereno distacco, senza farsi travolgere da quella portata di emozioni che, a distanza di otto anni, ancora è in grado di suscitare. Per molti il playout dell’8 giugno 2012 tra Empoli e Vicenza non è solo una partita di calcio. E’ LA partita, con l’articolo determinativo femminile da scrivere rigorosamente a caratteri maiuscoli. E’ la sera in cui al Carlo Castellani è successo tutto e il contrario di tutto. Un concentrato di molteplici stati d’animo che, passando in rapida successione dalla più cupa disperazione alla gioia più sfrenata, ancora oggi, si accavallano disordinatamente nella nostra memoria.

Maccarone in azione osservato dall’attaccante veneto Paolucci (Foto Massimiliano Ciabattini Pianeta Empoli)

Sensazioni troppo intense per essere restituite attraverso il freddo mezzo delle parole. Al massimo si possono tratteggiare attraverso pennellate rapide, indistinte e vorticose, un pò come quelle impresse sulla tela da Van Gogh. In quella sera di giugno di otto anni fa siamo stati gli increduli testimoni di un evento che, da una parte, ha significato il raggiungimento di un importantissimo risultato sportivo, capace di evitare la retrocessione in Lega Pro e scongiurare la minaccia di un probabile dissesto finanziario, dall’altra ha fatto vibrare come non mai le corde dell’appartenenza al popolo azzurro.

Una suggestiva immagine della maratona inferiore colorata d’azzurro (Foto Massimiliano Ciabattini Pianeta Empoli)

Successe tutto in una notte o, per meglio dire, in 35 minuti scarsi. Nello spazio temporale che va dal vantaggio vicentino di Paolucci all’apoteosi finale contrassegnata dal gol di Maccarone, sono condensati gli istanti più assurdi, folli, incredibili di sempre. Un intervallo di tempo, che sfugge a qualsiasi analisi tecnica, a qualsiasi comprensione razionale. Nel secondo tempo Empoli-Vicenza cessa di essere una semplice partita di calcio e diventa qualcosa di epico. Dopo lo 0-0 dell’andata, capitan Stovini e compagni hanno a disposizione due risultati su tre per salvare la pelle e spedire nell’inferno della Lega Pro il Vicenza del grande ex Gigi Cagni. L’imperativo in casa azzurra è quello di mantenere la categoria e riscattare una stagione disastrosa che ha visto ben tre cambi in panchina: Aglietti, Pillon, Carboni e ancora Aglietti.

Il primo tempo si chiude sullo 0-0 e fila via sul filo di una sottile, vaga incertezza. La quiete prima della tempesta. In tutto lo stadio si respira una strana inquietudine, come in attesa di un episodio che spezza l’equilibrio, che altera il corso naturale degli eventi. L’episodio puntualmente si verifica al 60′ e sorride ai biancorossi veneti. Paolucci raccoglie un cross dalla sinistra e, di testa, anticipa il portiere azzurro Dossena portando in vantaggio gli uomini di Cagni. Tra l’attonita incredulità dello stadio, l’Empoli sbanda, accusa il colpo e piomba nella voragine più scura, quella che annebbia le idee, paralizza le gambe, soffoca la volontà. Al 65′ il Vicenza ne approfitta e, sempre con Paolucci, assesta al pugile suonato quello che sembra il knock out definitivo: è il 2-0 per i veneti. Il Castellani è ammutolito, sospeso in un silenzio spettrale. Sono minuti interminabili in cui prima di lasciarsi andare allo scoramento assoluto e precipitare nell’abisso, viene da chiedersi se quello a cui stiamo assistendo stia succedendo davvero, oppure se si tratti di una sorta di incubo più vivido e tangibile del solito.

Ciccio Tavano si procura il rigore che ristabilisce la parità (Foto Massimiliano Ciabattini Pianeta Empoli)

All’improvviso, ecco al 71′ il lampo che illumina la notte più buia e riaccende la speranza. Levan Mchedlidze, gettato nella mischia da pochi minuti al posto di Valdifiori, devia in spaccata un tiro di Maccarone sporcato da un difensore vicentino e accorcia le distanze. I tifosi empolesi si rianimano, riprendono colore. Il tempo stringe: quasi 7.000 anime azzurre si fanno carico di riportare il pallone a metà campo insieme al gigante georgiano. Passano due minuti e, al 73′, Tavano si sottrae dalla morsa di due difensori biancorossi e viene steso in area da Brighenti: è calcio di rigore. Il bomber campano va sul dischetto, spiazza Frison e completa la più incredibile rimonta di sempre. L’urlo liberatorio della Maratona è assordante e spazza via in un attimo tutte le tensioni accumulate in quei minuti di panico e angoscia. Sembra finita ma quella è una serata destinata a non esaurirsi mai. Il destino ha deciso di scrivere il finale più bizzarro ed emozionante della storia dell’Empoli.

Maccarone corre verso la maratona: ha appena segnato il definitivo 3-2 (Foto Massimiliano Ciabattini Pianeta Empoli)

Non è una serata per cuori deboli, è la condivisione di un evento da raccontare ai posteri, da tramandare di generazione in generazione, da preservare per sempre nello scrigno della nostra memoria. All’87’ arriva la doccia fredda. Il gelo avvolge lo stadio quando Signorelli trattiene in area Giani e l’arbitro decreta un calcio di rigore per il Vicenza. Quando Paolucci si presenta sul dischetto, i brividi corrono lungo la schiena. Il Castellani è in trance. E’ un ordigno in attesa di deflagrare nell’urlo più fragoroso di sempre, oppure un castello di sabbia pronto a sfaldarsi per essere inghiottito nel nulla. Undici metri che separano l’estasi dall’inferno. L’ultimo baluardo a cui aggrapparsi risponde al nome di Renato Dossena. Un anti personaggio che il destino ha deciso di incoronare re per una notte. Il portiere empolese si tuffa istintivamente alla sua destra e respinge la conclusione di Paolucci. E’ il delirio. Il Castellani diventa un’euforica massa informe di eccitazione, pianto, rabbia, follia e irrazionalità.

Esplode la festa dell’Empoli: gli azzurri in delirio (Foto Massimiliano Cibattini Pianeta Empoli)

Quando Maccarone si invola al 94′ in solitudine verso l’area avversaria in un silenzio surreale, si avverte quasi la sensazione che ci sia uno stadio intero a percorrere insieme a lui lo spazio verde che lo separa dalla porta di Frison. Quando il piatto destro di Big Mac s’insacca alla destra del portiere del Vicenza, si raggiunge l’apoteosi, lo sfinimento. Un momento di estasi collettiva impossibile da descrivere.

Renato Dossena, re per una notte (Foto Massimiliano Ciabattini Pianeta Empoli

D’altra parte, come ha detto il poeta francese Baudelaire, le emozioni più belle sono quelle che non puoi spiegare.Cagni si mette le mani nei capelli rassegnato. Aglietti si piega sulle ginocchia: deve ancora metabolizzare ciò che è accaduto. Il presidente Corsi in tribuna è stravolto dalla gioia, trascinato dall’entusiasmo che divampa attorno a lui. La Maratona, che ha cantato incessantemente, urlato, sofferto, goduto per 95 minuti, può abbandonarsi all’ebbrezza dei festeggiamenti.

E’ finita! L’Empoli resta in B al termine della serata più folle di sempre (Foto Massimiliano Ciabattini Pianeta Empoli)

Troppa adrenalina è scorsa nelle vene: quella notte nessun tifoso empolese potrà mai chiudere occhio. Chi ha vissuto quella partita, ricorderà di aver attraversato l’inferno per uscirne fuori a riveder le stelle. E’ la partita che muta il corso della storia azzurra e determina tutto ciò che verrà dopo. Chi era presente l’8 giugno 2012 ad assistere allo spareggio Empoli-Vicenza, non si limiterà a dire “io c’ero” ma aggiungerà “gli sono sopravvissuto”.

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