Il tavolo della trattativa per disegnare i nuovi assetti del calcio italiano, a tre settimane dall’uscita della nazionale di Spalletti dall’Europeo, ha partorito il topolino di un rinvio. Che si traduce in rottura tra la Federcalcio e la Lega Serie A, ormai su posizioni difficilmente conciliabili se non attraverso uno scontro. La Serie A insegue apertamente un modello di autonomia che ricalchi quello della Premier League, anche se si è accennato pure alla Liga spagnola, e punta in ogni caso a vedersi riconosciuto nell’immediato un peso maggiore all’attuale 12% all’interno del Consiglio federale. Quanto maggiore? La linea di non ritorno è che l’area dei professionisti, che comprende anche Serie B e Lega Pro, debba arrivare al 50% complessivo e che al suo interno la A che è la locomotiva del sistema, sia predominante. Siccome questi numeri vanno a toccare la presenza di alcune componenti, per prima l’AIA degli arbitri, la mediazione è impossibile da certificare subito da parte del presidente Gravina.
Dunque, servirà un’assemblea per cambiare tutto a partire dallo Statuto. Lunedì Gravina porterà la situazione in consiglio e poi si procederà: "Verificate le posizioni di tutti senza nemmeno parlare di richieste e di numeri specifici, sottoporrò al Consiglio Federale, già fissato per lunedì 29 luglio, la possibilità di convocare un'assemblea per la modifica dello Statuto per favorire,nelle prossime settimane, un'approfondita e auspico fruttuosa riflessione sulle modifiche da attuare" ha detto Gravina dopo l’incontro.
Un cronoprogramma che porta quasi certamente allo slittamento del voto fissato per il prossimo 4 novembre. Si andrà alle urne con le nuove regole non prima del gennaio 2025, con la possibilità per gli oppositori di Gravina, che sono tanti soprattutto in seno alla Serie A dove ha forte presa l’area di Lotito, di organizzarsi e trovare un’alternativa spendibile per cercare il ribaltone. Sempre che Gravina scelga di ricandidarsi e non faccia, invece, il passo indietro che molti si attendono dopo aver avuto con lui colloqui privati.
Che non ci fosse area di accordo si è capito in fretta. Al confronto a Roma doveva prendere parte come arbitro anche il ministro dello Sport, Andrea Abodi, che invece è rimasto lontano dalla stanza in cui Gravina si è confrontato con il presidente della Serie A Casini e con i suoi colleghi delle altre componenti. Ufficialmente il ministro aveva avuto interlocuzioni con quasi tutti nei giorni scorsi, tanto da rendere inutile una sua presenza visto anche il clima di spaccatura sulla modalità con cui trasferire dalla carta alla realtà il decreto Mulé che nelle prossime settimane sarà approvato anche dal Senato dopo essere passato alla Camera.
La sintesi di giornata è quella del presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini: “E' l'avvio di un percorso, la Serie A ha confermato quanto già messo in evidenza in assemblea; si va verso l'esigenza di una riforma che veda maggiore autonomia delle leghe dal punto di vista organizzativo, un ordinamento dei campionati e in generale delle componenti. Oltre a uno statuto speciale della Serie A rispetto alle decisioni che la riguardano. Come conseguenza si andrà a un riequilibrio dei pesi e anche della rappresentanza degli organi che possa aumentare la quota del professionismo al 50% con un peso della A preponderante".