Che siano loro due i più attesi v’è poca ombra di dubbio. Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, inevitabilmente, rappresentano l’accoppiata della quale tutti vogliono qualcosa. E quel qualcosa sarebbe, chiaramente, una finale Slam. Un’eventualità che, però, ancora non si è mai verificata. E che, a livello teorico, ancora può essere non verificabile.
Questo perché l’altoatesino e il murciano sono numero 1 e 3 del mondo. In altre parole, possono ancora capitare dalla stessa parte del tabellone, dunque a livello di semifinale. Dal Roland Garros in poi, la situazione è sempre stata questa, con i due sempre accoppiati dallo stesso lato: resta da capire se a Melbourne ci sarà un cambiamento, fermo restando che, per circostanze dell’uno e dell’altro, il confronto è arrivato nel 2024 solo in semifinale al Roland Garros. Lì un Sinner neanche al 100% andò vicino a battere Alcaraz che, invece, aveva una condizione migliore. Il numero 1 del mondo arriva da una stagione tra le più dominanti della storia del tennis, con sole sei partite perse di cui tre proprio dal suo rivale, il numero 3 sta cercando più continuità. E avrebbe già nel mirino il Career Grand Slam. Resta da capire sempre il modo in cui entrambi supereranno la prima settimana, tradizionalmente ostica per tutti i big (e anche loro due non sfuggono a questa regola), e su questo tema ci torneremo.
Il “disturbatore” del caso è Alexander Zverev. Al tedesco finora è sempre mancato il classico centesimo per fare l’euro, ma parliamo di un giocatore ormai ritornato definitivamente nel lotto dei migliori e alla ricerca di un titolo che gli è sempre sfuggito, tanto agli US Open 2020 quanto al Roland Garros 2024. Sono principalmente due i motivi che autorizzano ad avere qualche dubbio su di lui: le questioni fisiche di inizio stagione (leggere alla voce United Cup, anche se poi la precauzione pre-Slam è sempre massima) e il fatto che, più di altri, nei primi turni tenda a rischiare in maniere che superano largamente diversi pronostici. Poi spesso li passa, ma il tema rimane.
E poi c’è Novak Djokovic. Che, al di là della sconfitta contro Reilly Opelka a Brisbane, sembra pronto. In allenamento è dato in condizione importante, e del resto la sua caccia al 25° Slam (e 11° a Melbourne) non è poi tanto misteriosa. Dopo un 2024 avaro di soddisfazioni, ma con quella dell’oro olimpico che ha ripagato fondamentalmente tutto, per l’ex numero 1 ATP rimane da capire se, a 37 anni, ci sarà ancora la possibilità di competere per i massimi trofei contro la nuova generazione. Naturalmente sarà per lui importante non spendere tante energie nei primi turni, per quanto gli sia spesso capitato di lasciare per strada parziali da qualche parte. C’è anche un dato particolare a corroborare il tutto: Djokovic non ha mai vinto uno Slam senza perdere set.
L’unico altro che si può avvicinare a tutti questi ruoli è anche l’uomo che, l’anno scorso, nel complesso ha speso oltre un giorno intero in due settimane sul campo. Daniil Medvedev al torneo è legato più dalle sventure in finale che da altro (come Nadal e lo stesso Sinner sanno bene), ma è qui che riesce molto spesso a esprimere un livello di tennis molto alto. Sebbene il russo nel 2024 sia rimasto sempre indietro di mezzo giro rispetto agli altri, per certa misura, non lo si può mai escludere dal novero dei favoriti. Anche perché, calando qualcuno, lui c’è sempre.