Andato in archivio un anno storico e forse irripetibile per il tennis italiano, ma le basi per continuare a far bene ci sono tutte. Se ne è parlato nel corso di “OA Focus“, trasmissione in onda sul canale Youtube di OA Sport, condotto da Alice Liverani, con la partecipazione di Luciano De Gregorio (giornalista di OA Sport) e, ospite d’eccezione, Raffaella Reggi (ex tennista di alto livello, tecnico e seconda voce apprezzata su Sky Sport).
La trasmissione si è molto articolata sull’esperienza agonistica di Reggi. In primis, rispetto a quanto fatto da lei a livello olimpico, citando il bronzo a Los Angeles 1984, quando però il tennis era una disciplina che non faceva parte ufficialmente del programma a Cinque Cerchi (torneo di esibizione): “Ho avuto la fortuna di essere parte dei Giochi in tre edizioni (1984, 1988 e 1992, ndr) e sono stata coinvolta in qualità di capitano della squadra a Sydney 2000. Per quanto mi riguarda, l’atmosfera è unica nel suo genere, avendo la possibilità di condividere le esperienze con atleti di altri sport“, ha raccontato.
Spesso si pensa che le Olimpiadi non siano una priorità nella stagione di un tennista. Reggi non si è nascosta dietro un dito e ha precisato: “Dipende dalle proprie radici. Per esempio, Sara Errani ha detto candidamente che, dopo aver vinto l’oro a Parigi con Jasmine Paolini nel doppio, questo risultato valesse di più di uno Slam. Probabilmente, lei potrebbe essere considerata una specie di anomalia, in quanto per la maggior parte di giocatori e giocatrici sono i Major ad avere un peso specifico maggiore, ma come ho detto dipende dalla propria personalità e anche dal contesto in cui si è cresciuti“.
La commentatrice di Sky Sport ha poi rivelato un altro aspetto importante, nel confronto tra ieri e oggi: “Rispetto a quando giocavo io, sono cambiate moltissime cose. Precedentemente c’erano più rapporti umani tra le giocatrici. Certo, ce le davamo di santa ragione in campo, ma poi una volta finito si usciva insieme e si potevano instaurare dei rapporti diretti. Oggi, con l’iper professionismo che c’è, un po’ tutti sono nella loro bolla, per via dei team e manager che ogni tennista ha. Per cui è tutto diverso, se vogliamo anche la relazione con i media, per l’evoluzione chiaramente dei mezzi di comunicazione“.
Raffaella ha anche parlato della sua formazione, quando da giovanissima partì per gli Stati Uniti e frequentò la scuola di Nick Bollettieri in Florida, prima italiana a tentare questo tipo di esperienza: “Devo ringraziare tantissimo i miei genitori, in particolare mia madre che spinse per farmi andare negli Stati Uniti, convincendo anche mio padre. Fu un’avventura molto importante per le ore di allenamento e la crescita culturale, dovendo interagire con tanti atleti di Paesi diversi. Sicuramente, è stata un’esperienza fondamentale per quello che poi sono riuscita a fare nel circuito maggiore“.
Ci si è soffermati anche sul modo di commentare il tennis in tv: “Nel raccontare il tennis, io mi soffermo sempre molto sull’atteggiamento dei giocatori, nel bene e nel male. Cogliere sfumature che possono essere importanti. Inoltre, è bello anche seguire tornei non di primissima fascia perché magari ci sono giocatori giovani che poi potrebbero sfondare a livello professionistico“.
A questo proposito, Reggi ha fatto un nome di un prospetto che gli appassionati già conoscono: “Dico il brasiliano Joao Fonseca, perché oltre ad averlo visto giocare nelle Next Gen ATP Finals a Gedda, dal vivo ho potuto guardarlo in allenamento alle ATP Finals nel 2023, quando ha fatto da sparring a Jannik Sinner. Oggettivamente, per il modo in cui colpisce la palla, si comprende che sia un tennista speciale. Credo che abbia le qualità per far parlare di sé già da questo 2025“.
Parlando di Italia, una riflessione c’è stata sul movimento femminile: “Mi sento dire che essere tra le prime 50 giocatrici del mondo a livello femminile non è la stessa cosa che essere in top-5o in quello maschile, perché gli uomini hanno un livello più alto. Da questo punto di vista, al di là di Jannik Sinner che non ha bisogno di presentazioni ed è un riferimento assoluto per tutti, ci sono tanti giocatori di grande qualità alle sue spalle. Al femminile, c’è una Jasmine Paolini che ha fatto un’annata incredibile, ma dietro bisogna lavorare. Certo, onore alle ragazze che sono state bravissime a vincere la BJK Cup e spero che questo boom di iscrizioni ai circoli di tennis sappia dare un bell’impulso anche nel movimento femminile. Paolini come Sinner? Ne ha davanti tre e sono più forti e inoltre alle spalle ce ne sono altre, come la cinese Zheng (oro olimpico), di alta qualità“.