Alessandra Fanali è oggi la numero 1 d’Italia nel golf femminile. Attualmente numero 230 del mondo, ha fatto anche una breve puntata nelle 200 poco prima della primavera 2024, prima di mantenersi su un livello costante un po’ per tutta l’annata. Alla vigilia del suo terzo anno da professionista, e dopo una stagione in cui ha messo insieme una validissima continuità, l’intenzione è di andare sempre più in alto. E lo fa capire chiaramente in quest’intervista, dove racconta il suo golf e le sue ambizioni.
Come senti che sia andato quest’anno?
“Bene, dai. Sicuramente è stato un progresso rispetto a quello scorso. Per le cose positive è andato molto bene. Sono riuscita a qualificarmi per le Olimpiadi, cosa che non pensavo arrivasse già subito, al secondo anno da protagonista: quello è un bonus ancor di più per quest’anno. Anno che è stato abbastanza regolare. Nulla di troppo speciale, però buoni risultati“.
A proposito di Olimpiadi, per te com’è stata l’esperienza a Parigi e riguardo tutte le cose girate intorno a essa?
“Settimana intensa, perché sono stata lì solo la seconda. Purtroppo non siamo riusciti a stare nel Villaggio perché eravamo lontani (il Le Golf National è a 35 km circa da Parigi in quanto tale, a Saint-Quentin-en-Yvelines, N.d.R.). Sarebbe stato ancora più bello riuscire a stare lì più spesso, vivere un po’ più completamente l’esperienza, però è stato bello. C’erano veramente tantissime persone che seguivano, non me l’aspettavo. Specialmente per le donne nessuno s’aspettava un sold out tutti i giorni. Quello è stato bello. Poi c’erano ovviamente i familiari, il maestro… è stata una bella settimana. Speriamo di ripeterla!”
Come hai trovato il Le Golf National?
“Non ci avevo mai giocato lì, l’avevo visto ovviamente alla Ryder Cup 2018. L’avevano preparato in modo difficile specialmente per le donne, poi giocando la settimana dopo gli uomini il campo era un po’ cambiato. Quando ci hanno giocato gli uomini era un po’ più soffice, cosa che avrebbe potuto aiutare un po’ di più noi. Siccome abbiamo beccato due settimane di caldo e zero vento il campo è diventato molto più duro, perciò per noi donne era ancora più difficile fermare la palla sul green. Diciamo che è stato un bel test”.
Quanti si aspettavano che Lydia Ko potesse ritornare così in alto come quest’anno?
“A me Lydia è sempre piaciuta, forse è sempre stata anche la mia giocatrice preferita. Onestamente, per come stava giocando quest’anno, poteva accadere senza nessun tipo di problema. Ovviamente tutti avevano gli occhi puntati su Nelly Korda, che quest’anno aveva già vinto sette gare e difendeva l’oro. Però Lydia ha fatto secondo me un’annata pazzesca, poi vincendo il British Open due settimane dopo è stata una cosa ancora più grande“.
Tra Nelly Korda e Scottie Scheffler due domini quasi paralleli dell’anno.
“Hanno fatto praticamente la stessa annata! Scheffler forse un pochino più regolare, perché Nelly ha avuto anche lei un paio di settimane durante l’anno in cui non ha giocato per niente bene, però il golf è così“.
Il miglior momento dell’anno che porti con te?
“Sicuramente la prima settimana dell’anno. Era in Kenya, stavo giocando bene, ma non pensavo già così bene, di solito la prima settimana della stagione è un po’ un test per vedere a che punto sei. Non credevo di riuscire già a essere in contention. E poi in Irlanda, l’Irish Open è una delle mie gare preferite, c’è sempre tantissima gente, è organizzata in modo perfetto. Sicuramente queste due settimane, Olimpiadi a parte perché sono una gara a parte“.
Peraltro sei stata anche molto regolare nel corso della stagione, al di là delle vette (e del 6° posto all’Open d’Italia).
“Sì, ed era un po’ quello che cercavo. Per l’anno prossimo sicuramente cerchiamo di rimanere su questa linea qui e magari riuscire a finalmente a vincere una gara: sarebbe il top“.
Come stai organizzando l’off season?
“Da quando ho finito la stagione non mi sono mai fermata, proprio perché mi sono organizzata per una settimana di stop completo dal golf dal 3 gennaio. Mi sono già messa dal giorno dopo la fine della stagione con Gianluca Pietrobono, il mio maestro, a lavorare un po’ sullo swing e sulle cose che dovrei migliorare. Abbiamo visto cosa non è andato quest’anno e stiamo lavorando su quello“.
Dove comincerai il 2025?
“Dal Marocco. Farò quasi tutte le prime 6-7 gare sul Ladies European Tour. Sto ancora decidendo sull’Australia: ognuno ha le sue preferenze su dove andare: sarà un inizio di stagione pieno“.
Australia che fra l’altro ha tutto un suo intero swing.
“L’anno scorso erano due le gare, e arrivare 4-5 giorni prima non è abbastanza tra fuso orario e tutto il resto. Essendo quest’anno tre aiuta un po’. E poi avendolo già fatto l’anno scorso potrei organizzarmi in modo diverso. Praticamente quasi un mese in Australia!”
Quanto senti il jet lag?
“Non tantissimo. L’unica gara che mi ha veramente distrutta è stata in Australia l’anno scorso. Non dormivo dall’una di notte alle 8 di mattina, perché era pieno giorno in Italia. Di solito anche quando stavo in America non l’ho sentito così tanto, ma l’Australia mi ha devastato. Poi l’anno scorso abbiamo giocato in Corea, ma essendo sei ore non l’avevo sentito così tanto. In Australia erano 10 quando siamo andate. Il problema del golf è che ovviamente fai le prove campo la mattina alle 8, che era l’orario a cui andavi a letto in Italia. Quest’anno vedremo, sicuramente prenderò qualche giorno in più“.
Obiettivi per il 2025?
“Vincere una gara sarebbe uno dei primi e poi per qualificarmi per i due Major nel calendario del LET, o almeno riuscire a giocarne uno di essi. L’unico modo è fare un buon inizio di stagione, come avevo fatto anche l’anno scorso, quando poi sono rimasta fuori di un posto. Dipende tutto da come va l’anno, ma vorrei provare a fare le qualifiche per l’LPGA Tour, cosa che in questi anni non avevo troppo voluto fare, però adesso mi sta venendo voglia di andare a giocare di là“.
Cosa che peraltro ha fatto quest’anno Benedetta Moresco, riuscendoci.
“Ed è stata una bella cosa. Poi vedere farcela Benedetta, con cui siamo cresciute insieme e abbiamo giocato tante gare, m’ispira un bel po’. Mi piacerebbe un sacco“.
L’anno prossimo come italiane sarete molte di più sul tour europeo, con l’ingresso anche di Anna Zanusso e Alessia Nobilio. Bella sensazione avere persone in più con cui condividere le cose sul campo?
“Sì, poi io, Alessia e Anna abbiamo giocato per 6-7 anni insieme in Nazionale tutte le trasferte. Tifavo per loro, ero lì che le seguivo tutte e due le settimane. Non vedo l’ora“.
Date la sensazione di essere un gruppo che emerge, se non tutto insieme, nel giro di 2-3 anni.
“Esatto, e spero continui così. Eravamo davvero tante a buon livello golfistico, sarebbe bello per la Nazionale italiana vedere altre ragazze che sono cresciute riuscire ad arrivare al professionismo e portare risultati“.
Come vedi la situazione del movimento golfistico femminile in Italia?
“Parlando anche con la Nazionale e i coach che avevamo mi hanno detto che sì, si nota una crescita, però nell’ambito femminile non tanto. Stiamo cercando di fare qualcosa, dovremmo avere un’ondata come Jannik Sinner per portare più ragazze al golf. Dovrebbe uscire una di noi e diventare una numero 5 al mondo almeno“.
Peraltro ci sono anche giocatrici come Francesca Fiorellini e Carolina Melgrati che possono fare una bella strada.
“Esatto, speriamo che anche loro riescano a continuare questo percorso. Carolina credo finisca l’università quest’anno e credo proverà a passare professionista ad agosto. Francesca ha ancora 3 anni di università davanti, speriamo in una crescita“.
Il golf ha poi delle valutazioni un po’ sui generis proprio per questo motivo: la normalità è che esplodano un po’ tutti a 23-24 anni proprio perché c’è l’università. In questo senso quanto l’università come opportunità può essere di aiuto nella gestione delle cose?
“Secondo me aiuta tanto. Mi rendo conto che quello che ho vissuto all’università poi lo riporto tanto nell’allenamento e nell’organizzazione delle settimane. Andare all’università negli USA è diverso da quello che potresti fare in Italia. E’ molto più una preparazione al tour perché riesce a dare lo stesso valore allo sport e alla scuola, cosa che in Italia non è mai stata vista in questo modo. Hai i tuoi orari, devi organizzarti la tua giornata per riuscire ad allenarti nel migliore dei modi e giochi con persone di livello altissimo. Ti nomino Rose Zhang, Linn Grant, che sono nelle prime 20 al mondo. Praticamente tutte hanno giocato al college, io lo consiglierei sempre se si ha la possibilità di farlo“.
Fra l’altro Rose Zhang negli States ha creato una sorta di esplosione nel golf, un po’ nello stile di quello che poi ha fatto Caitlin Clark in WNBA.
“Sì, poi lei è stata davvero pazzesca perché ha vinto alla prima gara da professionista. E non una qualsiasi, c’erano grandissime giocatrici, e poi ha giocato la Solheim Cup“.
Nel tour con chi hai i rapporti migliori?
“Ho tanto rapporto con le spagnole in generale. Quando viaggiamo andiamo a cena e siamo sempre più o meno noi, condividiamo case, hotel. Anche con Virginia Elena Carta stiamo ogni tanto assieme. In realtà vado d’accordo con tutti. Però se devo dire qualcuna sono le spagnole, specialmente Carmen Alonso che è più grande, ma non ha mai mollato. Professionista da 19 anni, ha vinto la prima gara l’anno scorso: è un esempio di cosa vuol dire giocare a golf e non mollare mai fino all’ultimo“.
Cos’è che vuoi migliorare a livello di gioco?
“La cosa che secondo me potrebbe farmi fare un salto in più è migliorare l’attacco al green da distanze medio-lunghe, cosa che quest’anno ho sofferto un po’. Nel momento in cui non ero al top della forma non riuscivo a trovare un modo per cercare di essere costante. Stiamo lavorando tanto su quello. Ho fatto delle modifiche sullo swing in generale, però il controllo della distanza dal ferro 7 al ferro 5, ferro 4, è la cosa su cui sto lavorando di più. Negli ultimi anni ho lavorato tanto sul putt e sul gioco corto, è una cosa che quest’anno mi ha sempre aiutato, specialmente il putt è stato il top della stagione. Per ora sono tre settimane che lavoriamo proprio su un cambiamento dello swing. Ovviamente sono sempre piccole cose, ma che andando avanti mi aiuteranno durante la stagione“.
Cosa vuole essere Alessandra nel suo futuro da persona e da professionista?
“Sicuramente vorrò giocare per andare sull’LPGA, me lo sono sempre detta, ma mi sono presa tempo perché per tornare dall’università in America avevo bisogno di una pausa in Europa. Quello è uno degli obiettivi dove mi vedrò io. Mi piacerebbe riuscire a giocare una Solheim Cup e poi a restare nel mondo del golf, perché credo che, come un po’ per tutte le donne, una volta arrivate a una certa età, per creare famiglia e cose varie devi comunque fermarti. Io mi vedo a giocare fino a quando posso, poi magari a creare un’Academy e gestire quella“.
Se devi scegliere un colpo che ti è piaciuto più degli altri nel 2024?
“Ne ho talmente tanti! Sicuramente all’Open d’Italia ne ho tirati un paio davvero belli. Sicuramente l’ultimo giorno alla 11 del Golf Nazionale il secondo colpo è stato uno dei migliori della stagione secondo me. Ce ne sarebbero un bel po’, anche attorno al green. Un approccio in Cina in situazione difficile. Quelle ti cambiano un po’ la giornata e il giro“.