Amici e fratelli di OA Sport: salute a voi. Inesorabile come ogni 31 dicembre alle 10.00, il mio verbo desterà tumulti nei vostri cuori, insinuando sconfinate speranze e dubbi senza risposte. Sono l’unico, inimitabile, ineffabile ed incommensurabile vate dello sport: Olympiadamus. Piaccia o no, il destino è già scritto negli astri: le stelle abbeverano la sete di conoscenza del loro umile servitore. I miei occhi vedono ciò che a voi è precluso. Non chiedete spiegazioni ai vaticini: il tempo sarà la vostra risposta. Ascoltatemi, credetemi e ricordatemi. Temer si dee di sole quelle cose c’hanno potenza di fare altrui male; de l’altre no, ché non son paurose.
“Siate desti e pronti all’ora del destino. Una mano taumaturgica trasformerà le pecore in tigri. Salpa Giasone alla conquista del vello d’oro”. Il riferimento era alla Nazionale di volley femminile, reduce da anni di conflitti e lacerazioni interne. Serviva la mano del guru Julio Velasco per trasformare le azzurre in tigri e condurle all’agognata vetta dell’Olimpo.
“Tremate: un angelo vendicatore verrà e sbaraglierà i nemici. Suonano le campane a festa, l’alba di una nuova era saluta l’oblio del tempo che fu”. Oggi vi sembrerà scontato, ma Olympiadamus aveva previsto l’avvento di Jannik Sinner al n.1 del ranking mondiale, nonché il suo dominio nel mondo del tennis. Una apoteosi totale per un’Italia che da mezzo secolo attendeva un Messia e lo ha finalmente trovato dopo decenni in cui aveva solo assistito alle gesta di fuoriclasse stranieri.
“E se non piangi, di che pianger suoli? Meraviglia scolpita nel tempo, l’estasi di un popolo che anela nuovi traguardi e non teme di varcare le Colonne d’Ercole dell’infinito”. Billie Jean King Cup e Coppa Davis, Italia campione del mondo con gli uomini e con le donne nello stesso anno. Non era mai successo. Come non commuoversi?
“Là dove Cesare portò la luce della civiltà nel buio della barbarie. Là dove ogni giorno celebrano l’italico genio di Leonardo nel volto di una donna senza tempo. Dalla Senna a Versailles, fiero si innalzerà il Tricolore”. Olympiadamus aveva previsto la grande Olimpiade azzurra a Parigi, con 12 ori e 40 medaglie complessive, dunque complessivamente un bottino superiore rispetto all’edizione precedente.
Sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di vento. Un’eco lontana, lo strepitio indistinto, infide fanfare mefistofeliche. E poi il silenzio. Guai a voi, pavidi uomini. Il tempo della gloria verrà.
Il conte decaduto ha fame. Meschina miseria per colui che tutto aveva e fiero brandiva il vessillo di fuoco. Di Caronte s’ode lo sciabordio, dall’Ade si leva il disperato e penoso tormento. Veh! Si dirada la nebbia dell’oblio: siate pronti all’ora del destino.
Sordo latrato che assale chi empio si crogiola sugli effimeri allori. Del domani è la storia: il ricordo di ieri non placa l’insaziabile Nike. Se tu segui tua stella, non puoi fallire a glorioso porto, se ben m’accorsi nella vita bella.
Spira spietato il gelido vento d’inverno. Arde nei cuori l’impavido fervore di chi invincibile anela l’eternità. Ecco il glorioso drappo si innalza e l’amato canto risuona nei cieli. Dall’Alpe a Sicilia, ovunque è Legnano.
Miseri schiavi in catene: mesto declino per chi illuminò la tetra barbarie con la luce della civiltà. Colomba temeraria che si libra nei cieli tempestosi. Un indomito liberto riporterà la corona.
Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello! Anni d’oro e di banchetti nelle mani di nuovi architetti. Di doman non v’è certezza.