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Elia Barp: “Sto dando la mia vita al 100% per raggiungere i norvegesi e iniziare a vincere”

Pochi giorni fa ha compiuto 22 anni, e tra ancora pochi sarà al via del Tour de Ski versione italiana. Elia Barp, dal 19 dicembre 2002 a oggi, ne ha già fatta di strada dalla sua Belluno alle nevi più famose dello sci di fondo. Una traiettoria, quella del portacolori, oltre che azzurro, delle Fiamme Gialle, ancora per larga parte da scrivere, e per la quale le intenzioni vanno verso l’alto. Lo abbiamo raggiunto per un’intervista in cui racconta le sensazioni alla vigilia dell’appuntamento a tappe, con vista anche su Trondheim e su quel che sarà il futuro.

Come senti che ti sia andata finora questa stagione?
Non super bene. Il Nord è stato particolarmente difficile, ho saltato qualche gara, ma era previsto perché l’appuntamento principale di questa stagione è a fine febbraio, a Trondheim (per i Mondiali, ndr). Vogliamo preservarci, non osare troppo nella prima parte di stagione. Non è andata così bene, un po’ per problemi con i materiali, ma non voglio dare la colpa a quello. Non ero ancora nel pieno della forma. Penso che adesso, tornando nelle Alpi, andrà solo che meglio. Si sa che la prima parte di stagione, in Scandinavia, è sempre la più difficile“.

Se devi fare il raffronto tra l’anno scorso e quello in corso, questo va a favore della stagione passata, ma con una prospettiva più verso il futuro.
Sì, forse c’è stato qualche risultato in più l’anno scorso. Considerato però il numero delle gare che ho fatto, direi che siamo sulla stessa linea. Mi sento sempre meglio, il weekend di Davos secondo me è stato positivo, quindi sicuramente al Tour de Ski andrà sempre meglio e poi a migliorare nel corso della stagione“.

In che condizioni ti senti per questo Tour de Ski?
Penso di essere in una buona forma. Questo Tour de Ski è duro, perché se hai dato un’occhiata al programma ha molti chilometri di gare. Non ci sono le 10 km, ma, oltre alle due sprint, ci sono solo 15 e 20 km. Sarà un Tour duro, secondo me, però speriamo che le condizioni atmosferiche ci aiutino e di trovare condizioni più veloci di quello che è stato questo inizio di stagione. Poi faremo una gara dopo l’altra e vediamo come andrà“.

Hai puntato sul fatto che l’obiettivo è fare bene ai Mondiali di Trondheim. Cosa ti aspetti di fare in quell’occasione?
Non lo so ancora. Mi piacerebbe partire nella skiathlon come nella sprint, e chiaramente sarebbe sempre bello partecipare alle gare a squadre. Si saprà andando avanti, ma mi piacerebbe fare quello“.

Parlando di sprint: come ti sei trovato con Federico Pellegrino nella team sprint in cui avete sfiorato il podio?
Con lui era la seconda che facevo, la prima era stata in classico l’anno scorso a Lahti. La squadra penso funzioni, Pellegrino ha molta esperienza e quindi ho tanto da imparare da lui, mi fido ciecamente della strategia di gara che mette giù lui e io mi limito solo a seguire i suoi consigli e a fare il meglio che si può. A Davos siamo riusciti a fare una buona gara, ci è mancato il podio veramente per poco, ma le gare sono queste: a volte si vince nel finale, a volte si perde. Penso che l’esperienza di Davos sia stata positiva anche in vista dei prossimi eventi per quest’anno e il prossimo“.

Peraltro, l’impressione ormai, nelle sprint, è che tutti gareggino per il secondo posto perché finché c’è Klaebo in giro fare di più è impossibile.
Per il momento si è dimostrato a un livello superiore degli altri nelle sprint. Vedremo se questo trend continuerà o se qualcuno riuscirà ad avvicinarsi. Di buono c’è che nelle team sprint non è solo, quindi avrà sicuramente anche lui un punto debole, si spera. Perché quand’è da solo non li ha. O almeno non se ne vedono“.

Al Tour de Ski hai esordito in Coppa del Mondo. Come ti sei sentito allora?
Ormai due anni fa, è stato un salto in un mondo nuovo. Era tutto nuovo, dovevo imparare come funzionava, tutto in sé. Rispetto a correre una Coppa Europa è completamente diverso, i ritmi sono del tutto differenti e le batoste che prendi ogni tanto sono ancora totalmente diverse. E’ stato un salto nel vuoto, adesso parto con delle consapevolezze, so meglio come devo correre e cosa posso giocarmi. Vedremo di partire con il piede giusto fin dalla prima gara di Dobbiaco“.

Il Tour de Ski per la prima volta è tutto italiano, senza sconfinamenti.
E’ bello poter correre tutto in casa. Sicuramente è più facile perché c’è un viaggio in meno, che per noi e soprattutto i nostri tecnici era una grande fonte di stress, perché montare e smontare gli skiroom in un giorno è una cosa non da poco. Per loro sicuramente sarà più facile, per noi lo scopriremo. Pero sì, è bello poterlo correre tutto in casa e vedremo di onorare questa cosa“.

Abbiamo visto che, di quelli che andavano molto forte ai Mondiali junior, quando tu raccoglievi le medaglie, in questo momento c’è Edvin Anger che è esploso più di tutti. Come ti spieghi il fatto che molti stiano facendo fatica a passare al piano superiore?
Degli altri che andavano molto forte nel mio periodo tanti erano russi. Ricordo l’anno in cui ho fatto l’argento in Norvegia: le gare distance sono sempre state dominate dai russi, sia la 30 che la 10 che le staffette. Adesso il leader di Coppa di Russia Under 23 è un 2003 che all’epoca aveva vinto la 10 km in classico. Gli altri ragazzi norvegesi si sa che per loro è molto più difficile: o hai un salto di qualità pazzesco o entrare nella squadra è dura. Adesso si inizia a vedere qualche 2001 che spunta, ma sono veramente pochi perché ci sono moltissimi sciatori di alto livello che non vogliono lasciare il posto“.

Speravi di essere un po’ più avanti di dove sei ora?
L’anno scorso sono riuscito a fare un bel passo in avanti rispetto anche a quel che ci si aspettava ad inizio stagione. A vedere Anger, s’è sempre saputo che lui nelle sprint aveva una marcia in più, soprattutto in qualificazione, e si vede anche adesso. Penso che ci sia da lavorare tanto nelle gare individuali. Se riesco ad aggiornare qualche piccola cosa, posso essere ai livelli più alti anch’io. Sono sulla buona strada, poi lo vedremo con gli anni a venire“.

Quali sono le cose che pensi di voler e dover migliorare nel suo percorso?
Ho uno scalino da fare nelle qualificazioni delle sprint, perché sono o appena fuori o appena dentro, dal 25° al 35° posto. Ho bisogno sicuramente di migliorare quell’aspetto e poi oserei dire che tutti gli italiani hanno bisogno di lavorare sulle gare individuali, perché i nordici sono di un altro livello in questo momento. Tutte le altre cose principali ci sono“.

Per te cosa cambia, nelle sprint, dalla qualificazione individuale alla fase finale in compagnia, soprattutto contando che è tutto un altro mondo a livello mentale?
Il grosso cambiamento è proprio quello quando si corre in gruppo. Lì corri sull’uomo, sui movimenti che fanno gli altri, è tutto un altro stile di gara che a me piace molto di più. In qualifica sei solo, devi dare il 100% dall’inizio alla fine e tante volte rimani fuori per centesimi di secondo. L’ultima volta per rimanere nei 30 dovevi essere a 5 secondi da Klaebo. Si parla veramente di piccolezze, non di 20 secondi. Magari in qualifica commetti un piccolo errore che ti costa un secondo in curva e hai salutato la possibilità di giocarti poi tutto ai quarti. Invece dopo, se passi la qualificazione, è tutta un’altra cosa: si corre sull’uomo e per uno come me è molto più facile“.

Poi ci sono le volte in cui è Klaebo a dare 5 secondi al secondo, ma quella è un’altra storia…
Però se si guarda il trend delle ultime qualifiche, lui magari dà un 1″ al secondo, poi il trentesimo prende sei secondi e ti ritrovi 25 persone in quattro secondi. Lui si sa che è di un altro pianeta, ma secondo me la cosa da guardare è che il livello in qualifica si vede che, secondo me, si è alzato in maniera prodigiosa. Basta guardare Jouve o Chappaz, fino a qualche anno fa erano dentro facili e adesso magari prendono quei quattro secondi che sono troppi per restare dentro“.

Preferisci la sprint o le gare distance?
La sprint mi piace molto. L’unico problema mio è il fatto di faticare ancora in qualificazione. Il format di gara che mi piace di più può essere la sprint dalla qualifica in poi o la mass start. Quelle sono le più belle, mi trovo abbastanza comodo a rimanere nel gruppo o capace di muovermi, non perdo energie preziose per nulla. Ho una buona spallata finale, di solito riesco a dire la mia negli ultimi chilometri. Poi dipende da gara a gara, però direi che mi piacciono tutte le gare. Poi scopriremo un giorno se la 50 km sarà o no il mio pane, ma di questo discorso ne parleremo più avanti“.

Il fatto che siano state unificate le distanze come lo vedi?
Secondo me anche con le 10 km è stato secondo me reso un po’ più aperto il discorso vittoria a qualsiasi big che parte. Se si guarda il passato, nelle 15 km il decimo prendeva un minuto. L’anno scorso, invece, a prendere un minuto era il trentesimo. Questo è un bene per il nostro sport secondo me. Qualcuno dirà che non è lo sci di fondo vero, ma penso anche che rimanere fermi a 20-30 anni fa non sia la cosa giusta per uno sport“.

Altro ‘hot take’: il sistema di punteggio.
Devo dire che il sistema di punteggio nuovo mi sembra giusto, onesto. Premia il fatto che l’atleta forte debba fare tutte le gare tutta la stagione. Viene premiata la costanza. Si limita il fatto di saltare, ad esempio, due weekend di Coppa del Mondo per preparare il Mondiale e poi vincere lo stesso la Coppa alla fine. Così se vuoi vincere la generale a fine anno non puoi saltare due weekend di gara. Secondo me è giusto, è fatto per incitare tutti gli atleti, soprattutto quelli forti, a fare più gare possibile. Penso sia più bello sia per il pubblico vedere i più forti sempre alla partenza che per lo sport in sé avere sempre i più forti che se la giocano“.

Il tutto in funzione di un calendario che sembra essere stato messo in situazione migliore di qualche anno fa. Pare che abbiano iniziato a sentirci da quell’orecchio.
Secondo me sul calendario quest’anno non c’è niente da dire, dal mio punto di vista. Penso che sia possibile per tutti gareggiare nella maggior parte degli eventi, togliendo ovviamente il discorso di una malattia perché su quella non si può fare niente. Sarebbe stato più duro se ci fossero stati quattro weekend adesso, poi un weekend in più prima del Mondiale, altri tre dopo. Secondo me adesso sul calendario non si può dire niente dal mio punto di vista“.

Quanto vuoi arrivare ai livelli alti, quanto senti dentro il fuoco di voler arrivare a sfidare i norvegesi e primeggiare in un futuro?
Per quanto mi riguarda, il mio unico obiettivo è andare lì e vincere. Sto inseguendo questa cosa, sto lavorando ogni anno per farlo. Penso che sto dedicando tutta la mia vita al 100% ad arrivare al livello più alto possibile. Continuerò a inseguirlo, continuerò a farlo, mi prenderò pezzettino per pezzettino finché non riesco a vincere qualcosa di serio. Poi quando inizi a vincere ne vuoi sempre di più, quindi poi si continuerà a fare quello“.

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