Messa alle spalle una lunga squalifica per doping, Alex Schwazer sta cercando di ricostruirsi in una veste nuova. Ne ha parlato l’ex atleta altoatesino in un’intervista concessa a Repubblica e inevitabilmente tra i temi trattati vi è stato anche quello della vicenda “Clostebol” di Jannik Sinner. Schwazer ha chiarito il suo punto di vista, puntando il dito contro la giustizia sportiva.
“Il Clostebol è l’esempio perfetto di come le sanzioni non siano uguali per tutti. Sinner può permettersi di difendersi, altri invece sono stati condannati senza possibilità di replica per la stessa sostanza e in circostanze simili. Jannik è sicuramente innocente, e gli innocenti non dovrebbero mai essere puniti. Ma nel mondo della giustizia sportiva e antidoping, essere innocenti o colpevoli non fa la differenza. Conta solo la politica“, ha dichiarato alla testata.
Un percorso di ricostruzione il suo in cui gli ambiti possono essere diversi: “Dentro di me c’è qualcosa che mi motiva profondamente, e quando sento questa spinta seguo dritto per la mia strada. Voglio entrare nel mondo del calcio. Sono stato un atleta individuale in uno sport di resistenza, mentre il calcio è uno sport di squadra, giocato però da singoli. Mi piacerebbe diventare preparatore atletico e portare la mia esperienza in un contesto nuovo. Voglio rompere gli schemi abituali. Credo molto nell’interazione tra diverse discipline. Se resti sempre nello stesso ambiente, limitandoti a vedere le stesse cose, non puoi crescere né andare oltre“, ha rivelato.
Schwazer ha anche commentato il ritorno in FIDAL di Sandro Donati dopo 37 anni, che ha accompagnato la sua carriera anche nella lotta contro le istituzioni: “È stato un precursore di ciò che voglio fare io: ha allenato atleti di sport molto diversi. Questo approccio sta diventando sempre più comune: nel ciclismo, ad esempio, il team Visma di Vingegaard ha assunto l’allenatore del nuotatore Leon Marchand, mentre la Red Bull di Roglic ha coinvolto il mental coach di Verstappen“.