Filippo Macchi è stato uno dei grandi protagonisti della scherma italiana nell’ultimo ciclo olimpico, vincendo due ori continentali (Campionati Europei e European Games) nel 2023 e conquistando l’argento a cinque cerchi nei Giochi di Parigi 2024. Un ruolino di marcia davvero notevole a livello individuale per il fiorettista toscano, arrivato ad una sola stoccata dal titolo olimpico ma beffato sul 14-14 da alcune discutibili decisioni arbitrali che hanno regalato la vittoria a Cheung Ka Long. L’azzurro ha raccontato l’episodio in questione e tanto altro ai microfoni di OA Sport.
La tua finale olimpica a Parigi 2024 verrà ricordata come una delle più grandi ingiustizie patite dallo sport italiano. A cinque mesi di distanza, è maggiore la gioia per l’argento o l’amarezza di un oro sfumato che era tuo?
“A cinque mesi di distanza sarei bugiardo se dicessi che non ci ripensassi mai. Detto ciò, il pensiero che oggi si potrebbe parlare di Filippo Macchi campione olimpico e non di un vice campione olimpico mi torna spesso e volentieri in testa. Quello che sto cercando di fare è far sì che questo mi dia la forza per affrontare i miei impegni nel corso di questa stagione e anche quelli futuri nei prossimi anni”.
Avrai visto e rivisto tante volte quelle stoccate annullate sul 14-14. Che idea ti sei fatto? C’è la sensazione di aver subito un torto irreparabile?
“Sul 14 pari, più che riviste me le sono sognate tante volte. Tutte e tre le stoccate. Non posso sempre pensare a ciò che poteva essere. Me ne sono fatto una ragione, ormai ripenso a ciò che è stato. Mi tengo quest’argento che mi va un po’ stretto onestamente. Però va bene così. Non voglio alimentare ancora polemiche. Anche perché sono passati veramente… 5 mesi, che è tanto tempo. È già ricominciata la stagione. Abbiamo già fatto due gare di Coppa del Mondo. Quindi bisogna cancellare ciò che è successo nella finale olimpica e concentrarsi sui nuovi obiettivi“.
Come ti spieghi che ancora vengano commessi errori di questo genere nonostante il supporto della tecnologia?
“Purtroppo o per fortuna il nostro sport è uno sport a discrezione dell’arbitro. Quindi la stessa stoccata può essere interpretata in maniera diversa da più arbitri. La tecnologia è un supporto importante, non si dovrebbero fare certi errori con la tecnologia. Ripeto, se avesse accesso una luce sola non ci sarebbe stato problema“.
Il nuovo ciclo olimpico è già cominciato ed hai sin da subito dimostrato un’ottima forma, così come il resto della squadra. Sin da ora pensi di riprenderti a Los Angeles quello che ti è stato scippato a Parigi?
“Diciamo che per pensare a Los Angeles è veramente presto. Tutti i compagni di squadra hanno dimostrato un’ottima forma. E non solo loro. Che nel nostro team siamo in quattro. Anche tutti i miei compagni di nazionale stanno dimostrando un’ottima forma con grandi risultati. La concorrenza in Italia è agguerritissima. Non è mai scontato essere nei primi quattro che poi andranno a fare un Europeo, un Mondiale o un Olimpiade. Bisogna sempre conquistarsi tutto in pedana. Questo sarà l’obiettivo in ogni mio appuntamento futuro“.
Come ti spieghi che l’Italia spesso vinca tanto ai Mondiali, come ad esempio nel 2023, mentre faccia molta più fatica di recente alle Olimpiadi, come dimostrano i soli due ori nelle ultime tre edizioni?
“Perché vincere è la cosa più difficile del mondo. Io lo sto sperimentando sulla mia pelle che ancora manca un acuto in Coppa del Mondo. Ho vinto un Europeo, ma purtroppo ancora non sono riuscito a vincere una gara di Coppa del Mondo. Quando si parla di manifestazioni così importanti come le Olimpiadi, la pressione spesso è molto alta. Viviamo ambienti che non siamo abituati. 8000 spettatori non li abbiamo mai avuti in una gara di Coppa del Mondo qualsiasi. Quindi probabilmente era dovuto anche al fatto della pressione della gara olimpica rispetto a quella che poteva essere una gara di Coppa del Mondo o di un Mondiale. Seppur in casa come il Mondiale di Milano del 2023“.
Il fioretto è ormai globalizzato: cosa hanno portato di diverso nazioni come USA, Hong Kong ed Egitto?
“Ci sono sempre state le nazioni forti oltre all’Italia. Mi ricordo Cuba negli anni ’90. Fino al 2012 la Cina. Ora parliamo di Hong Kong, America ed Egitto. Tanti maestri italiani son andati a insegnare all’estero perché avevano più risorse e più capitale da investire nel mondo schermistico. Quindi ovviamente questo ha portato a un aumento del livello internazionale. Che si è verificato proprio durante gli ultimi giochi dove almeno nel fioretto, sia la gara individuale maschile che quella a squadre è stata vinta da un paese asiatico“.
La scherma vive la sua ribalta massima alle Olimpiadi. Cosa servirebbe per aumentare l’interesse anche per Coppa del Mondo, Europei e Mondiali?
“La scherma, come tanti altri sport, vive le Olimpiadi come la gara con l’attenzione mediatica più alta che si possa avere. Imparagonabile con qualsiasi Mondiale, Europeo o gara di Coppa del Mondo. Per aumentare l’interesse verso questi eventi imparagonabili, come ho detto prima, alle Olimpiadi, bisognerebbe far un investimento mirato e come primo obiettivo dovrebbe essere la trasmissione delle nostre gare in televisione, o comunque una facilitazione della Federazione nella visione live dei nostri appuntamenti. Questo potrebbe essere un primo passo che sembra piccolo ma in realtà sarebbe gigantesco. Perché ci sono veramente tanti appassionati a questo sport che spesso e volentieri non riescono a vedere le nostre gare“.
Cosa ha portato in più Stefano Cerioni dopo la sua esperienza all’estero?
“Con Stefano Cerioni non riesco a fare il paragone. Perché non so come fosse la gestione sotto la sua guida più di 12 anni fa. Sicuramente posso dire che la sua gestione, è stata una gestione vincente all’epoca, come lo è stata ora. Perché abbiamo vinto tanto in questi anni. Ma soprattutto vinsero tanto durante gli anni della prima gestione. Stefano ci ha dato una sicurezza e tranquillità fuori dal comune. Ci sarà sicuramente un motivo del perché lui ovunque sia andato abbia vinto. E abbia portato tantissime medaglie. Io faccio fatica a trovare, perlomeno nel fioretto, un commissario tecnico migliore di quello che è stato lui“.
Qual è il tuo rapporto con la moviola? E, in generale, ti fidi ancora al 100% del giudizio arbitrale?
“Il mio rapporto con la moviola è un rapporto normalissimo. Come quello che hanno tutti gli schermitori. Spesso e volentieri non ci fidiamo tanto perché gli arbitri sono un po’ restii a cambiare le stoccate, pensando che l’errore sia loro. Ma in realtà la moviola serve a far sì che questi errori non accadano. La mia fiducia nel gruppo arbitrale è piena. Non penso minimamente che quando ci siano degli errori lo facciano in malafede“.
Pensi che l’utilizzo della tecnologia vada ulteriormente incrementato per evitare episodi come il tuo a Parigi?
“Servirebbe, più che incrementare l’utilizzo della tecnologia, una minore discrezione. Nel senso che una stoccata deve essere giudicata in un senso, sempre. Non si deve cambiare a seconda dell’arbitro o della situazione. La stoccata deve essere giudicata in quel senso così si riuscirebbe a portare maggior chiarezza sia per il gruppo arbitrale che per noi atleti“.