Trasformare le lacrime in sorrisi. Sofia Goggia, 314 giorni dopo, è riuscita in questo. Tanto è passato da quel 5 febbraio, l’incidente durante un allenamento in gigante sulla pista Casola di Ponte di Legno (Brescia) e la gamba destra andata in pezzi.
“Devo capire come abbatterle il dolore quando metto lo scarpone. Sperimenterò soluzioni in carbonio, sottili e su misura, da inserire tra calza e scarpone. Sono come i parastinchi per il calcio e dissipano le pressioni: devo trovare il set-up per il training a Ushuaia“, aveva raccontato Goggia al Corriere della Sera in quei mesi complicati.
Il feeling era negativo: “Le ossa danneggiate per ora sopportano solo sedute blande. Io non sono una persona che si lamenta: con le ginocchia che mi ritrovo sarebbe impossibile sciare ad alto livello, ma ormai sono abituata. Ora è diverso: il dolore c’è. Il problema è la guaina del tendine tibiale anteriore, recisa per mettere la piastra“.
Il secondo intervento chirurgico che c’è stato per rimuovere le placche inserite nella gamba infortunata ha ridato fiducia all’azzurra, capace di presentarsi al cancelletto di partenza dello Speed Opening di Beaver Creek (USA) e di ottenere un secondo posto in discesa e un primo in superG.
Per la campionessa bergamasca è arrivato il 25° successo in Coppa del Mondo, il settimo in superigigante rispetto ai 18 in discesa. L’ultima affermazione in questa specialità risaliva all’8 dicembre 2023, ironia della sorte nella tappa di St.Moritz dove la ritroveremo la prossima settimana. Parliamo del 56° podio in 185 prove di Coppa del Mondo, quarta miglior azzurra della storia dopo Alberto Tomba (88), Federica Brignone (70) e Gustavo Thoeni (69).
Numeri importanti, che fanno però da didascalia alla forza d’animo dimostrata e alla voglia di non arrendersi mai, anche quando sempre dannatamente difficile: “Una persona che torna da un infortunio pensa ancora all’incidente o ha ancora paura. Io ero lì pronta solo a fare la mia gara“, le parole di Sofia.