Federico Pellegrino è stato uno degli ospiti dell’ultima puntata di Salotto Bianco, trasmissione di approfondimento sulle discipline olimpiche invernali visibile sul canale Youtube di OA Sport, condotta da Dario Puppo e Massimiliano Ambesi. La punta di diamante dello sci di fondo italiano ha commentato l’esito della prima tappa stagionale di Coppa del Mondo, proiettandosi poi sulla pianificazione dei prossimi mesi anche in vista dei Giochi Olimpici di Milano Cortina 2026, ultimo evento della sua carriera.
“A me piace pensare di suddividere la prestazione in più aspetti ed uno di quelli più importanti è il fisico quindi, per riuscire a sapere a che punto sono da quel punto di vista, tutti gli anni più o meno nello stesso periodo faccio degli allenamenti con l’accuratezza di un laboratorio fai da te, sul tapis roulant a casa, quindi eliminando possibili errori o condizionamenti dall’esterno. Ho un’idea abbastanza precisa di quella che è la mia condizione nel momento in cui voglio saperlo, anche se poi la prestazione non è soltanto fisico ma c’è la lettura della gara, i materiali e tanto altro. La prestazione non ti dà per forza il risultato, anche se aumenta le probabilità, ma dipende sempre anche dalle performance degli avversari“, le parole del vice-campione olimpico in carica nella sprint.
Sul bilancio della tappa inaugurale a Ruka: “Il bilancio è positivo, ma non al 100%. Avrei voluto cogliere meglio le opportunità che si presentavano, una delle quali è venuta fuori nella prima sprint dell’anno quando per una spanna non sono riuscito ad agganciare la finale. Per quanto riguarda le due gare distance, una è andata abbastanza bene con il 15° posto nella 10 km in tecnica classica che è un buon metro di giudizio per valutare una prestazione di inizio stagione, mentre invece la mass start è stata condizionata anche da materiali non nella media e forse già dopo un paio di giri ho cominciato a perdere le code dei più forti in discesa. Sono rientrato un po’ di volte nel gruppetto, ma il risultato non è arrivato“.
Sulla pianificazione della stagione: “L’obiettivo è riuscire ad essere prestante in quante più gare possibili. Ovviamente, essendo blocchi abbastanza intensi, bisogna anche valutare di rinunciare a qualcosa. Nelle prime tre settimane di Coppa del Mondo ho pianificato di saltare la 20 km dello skiathlon a Lillehammer per anticipare di un giorno la discesa verso Davos e cercare di farmi trovare pronto su una pista abbastanza amica. Al Tour de Ski voglio riuscire ad essere prestante per tutte le gare, fino al Cermis, mentre a gennaio abbiamo deciso di saltare in toto la trasferta di Les Rousses per cercare di adattarci e allenarci in quota in vista delle tappe in Engadina e a Cogne. A metà febbraio ci sarà la tappa di Falun, da prendere abbastanza con le pinze perché a metà strada tra due weekend di fila di Coppa del Mondo ed un Mondiale. Per i Mondiali di Trondheim ho messo giù delle idee, ma siamo già un po’ troppo avanti e non voglio tediarvi con i miei piani che a volte sono tanto più avanti rispetto a ciò che poi la realtà mi consente di mettere in pratica. Il mio calendario va avanti fino a marzo 2026, ma per ora possono bastare un paio di mesi”.
“Io ho programmato la mia carriera di quadriennio olimpico in quadriennio olimpico, fermo restando che dopo Sochi 2014 era un piano più a lungo termine di otto anni per l’alternanza delle tecniche nella sprint. Raggiunto l’obiettivo della medaglia in tecnica libera a Pechino 2022, che è stato abbastanza impegnativo in termini di energie, mi veniva difficile impostare un altro quadriennio a maggior ragione visto che nella mia vita privata qualcosa stava per cambiare. Ho provato quindi un nuovo approccio, a oltranza, affrontando una stagione alla volta per un po’. Il primo è andato molto bene, nel secondo ho iniziato a patire un po’ di più questo approccio perché non era nella mia natura, quindi abbiamo cominciato a pensare di fissare un obiettivo più tangibile, che mi desse più facilità di impostare un percorso”, spiega Pellegrino.
Sulla decisione di ritirarsi al termine di Milano Cortina 2026: “Nel 2026 le Olimpiadi in Italia erano un’opportunità da cogliere, poi le gambe e la testa mi dicevano che poteva essere un obiettivo da fissare. Riuscire a salire sul podio in un evento a squadre è un obiettivo molto difficile e ambizioso, che darebbe un grandissimo senso di soddisfazione a me, anche nel caso in cui non dovessi essere schierato tra i quattro frazionisti della staffetta o tra i due della Team Sprint. Raggiungere quell’obiettivo mi darebbe un po’ di felicità per il percorso di questi anni. La mia carriera si chiuderà con la 50 km a Milano Cortina, ma non è detto che io sia schierato”.