Per la prima volta dopo dodici anni, la Ferrari giunge al Gran Premio conclusivo della stagione in lotta per un titolo iridato. Non succedeva dal 2012, quando un eroico Fernando Alonso obbligò Sebastian Vettel (dotato di una Red Bull indiscutibilmente superiore alla Rossa), a chiudere i conti a Interlagos (dove, peraltro, per poco lo spagnolo non sgambettò il tedesco).
Stavolta la Scuderia di Maranello è in bagarre per il Mondiale costruttori, dove deve recuperare 21 punti alla McLaren-Mercedes. Proprio facile non sarà, anche perché nell’arco del 2024 non è mai capitato che in un weekend privo di sprint, il Cavallino Rampante abbia guadagnato così tante lunghezze sul Team di Woking. Cionondimeno, già il fatto di aver tenuto viva la contesa sino ad Abu Dhabi può essere considerato un successo.
Quando si analizzano i fatti, bisogna essere onesti intellettualmente. Troppo facile sparare a zero sempre e comunque se le circostanze dicono male, oppure tessere lodi sperticate se viceversa tutto fila per il verso giusto. Se si ragiona sul lungo periodo, il 2024 della Ferrari andrà considerata una stagione positiva, indipendentemente dall’esito della sfida per l’Iride riservato alle squadre.
Torniamo indietro di tre mesi. Dopo Zandvoort, chi avrebbe mai pensato a uno scenario del genere? Le Rosse avevano 64 punti di ritardo dalla Red Bull e 34 di distanza da una McLaren lanciatissima e, in quel momento, finanche straripante. Invece gli aggiornamenti apportati alla SF-24, hanno permesso di recuperare competitività, sino a consentire alla monoposto di Maranello di essere della partita per un bersaglio grosso.
Tra una settimana scopriremo se la Ferrari avrà interrotto la sua astinenza iridata, oppure se sarà incappata nella più lunga di sempre tout-court (l’intervallo temporale che intercorre dal 2008 a oggi andrebbe a superare quello fra i Mondiali costruttori del 1983 e del 1999).
Cionondimeno, qualunque sia l’esito del GP di Abu Dhabi, non bisognerà farsi obnubilare dagli eventi mediorientali. Si dovrà ragionare sul lungo periodo, nel quale le Rosse hanno dimostrato di esserci. Se non ci fossero state, non potrebbero essere in bagarre per l’Iride 2024.