Nei giorni scorsi è giunta una notizia passata sottotraccia alle nostre latitudini. La biathleta ucraina Vita Semerenko è stata squalificata per un anno a causa della violazione delle regole antidoping. Il motivo della sanzione è la reiterata mancata reperibilità ai controlli. A renderlo noto è stata l’agenzia nazionale antidoping dell’Ucraina.
Sostanzialmente, Semerenko (38 anni e campionessa olimpica con la staffetta a Sochi 2014) è stata bandita dalle competizioni per aver mancato tre test a sorpresa. La squalifica riguarda tutta la stagione 2024-25, poiché scatta retroattivamente dal 20 marzo 2024, estendendosi sino al 20 marzo 2025.
La sanzione non avrà alcuna conseguenza sulla carriera internazionale di Vita Semerenko, che non gareggia al di fuori dell’Ucraina ormai dal febbraio 2022. Cionondimeno, rappresenta un ulteriore capitolo di una vicenda molto oscura di cui ben poco si sa e ancor meno si parla. La summa della situazione può essere reperita tramite l’articolo a essa dedicato nel mese di gennaio:
Ebbene, come detto la squalifica è stata emessa dall’agenzia nazionale antidoping ucraina, che quindi si è presa la briga di andare a cercare (almeno) tre volte la blasonata veterana, senza intercettarla. Interessante, dunque, apprendere come nonostante una situazione d’emergenza, l’Ucraina abbia un ente antidoping perfettamente funzionante e in grado di svolgere il proprio compito senza scompensi.
Al di là di questa singolare dinamica, resta inquietante la trasformazione delle gemelle Semerenko (anche Valj sta condividendo la medesima sorte) in autentici spettri, neppure considerati per le selezioni internazionali nonostante risultati di rilievo conseguiti nel circuito interno. Fantasmi destinati a restare tali, soprattutto nel caso di Vita, alla luce di quanto accaduto.