Non è ancora terminato, ma il 2024 può già definirsi un anno di notevole successo per l’Italia tennistica. Le contemporanee parabole alte dei settori maschile e femminile hanno reso questa stagione una di quelle difficili da dimenticare, con l’attenzione da porre sui campi praticamente ogni settimana. Andiamo a ricapitolare i successi azzurri arrivati fino ad ora, cominciando dagli uomini.
Inevitabile, infatti, partire dal settore che esprime il numero 1 al mondo, Jannik Sinner. Sono sei finora i tornei che ha vinto, equamente divisi tra Slam (Australian Open e US Open), Masters 1000 (Miami e Cincinnati) e ATP 500 (Rotterdam e Halle). La sua leadership mondiale è al momento praticamente inavvicinabile per chiunque, e nei molti record raggiunti ce n’è uno spesso poco ricordato: è il più giovane ad aver vinto due Slam sul veloce nello stesso anno nell’Era Open. Solo 6 sconfitte nell’anno fino ad ora, e una percentuale che lo tiene a oggi vicino ad annate vincenti di enorme levatura dei grandissimi del passato.
Dietro a Sinner c’è tanto. Lorenzo Musetti è in una situazione paradossale: pur non avendo ancora vinto tornei sul circuito ATP nell’anno, può vantare quella che senza dubbio è la sua miglior annata, con la semifinale a Wimbledon, l’erba che gli è stata molto amica e il bronzo alle Olimpiadi di Parigi 2024. Per andare sui vincitori di tornei, bisogna rimarcare chi è il terzo più prolifico cacciatore di successi sul circuito ATP nel 2024: Matteo Berrettini. Per il romano vittorie a Rabat, Gstaad e Kitzbuhel, sfiorando anche Stoccarda per un nonnulla. A proposito di stagioni, anno complesso per Lorenzo Sonego, che però la sua cavalcata l’ha compiuta all’ATP 250 di Winston-Salem. Così come ce l’ha fatta Luciano Darderi, partendo dalle qualificazioni e vincendo a Cordoba, il torneo che lo ha davvero lanciato nel gotha. E non vanno dimenticate la finale di Flavio Cobolli all’ATP 500 di Washington, la semifinale di Matteo Arnaldi al Masters 1000 di Montreal.
WTA Pechino 2024, Sara Errani e Jasmine Paolini trionfano in doppio!
Ma è anche in doppio che i giocatori italiani si sono fatti valere. Soprattutto due: Simone Bolelli e Andrea Vavassori, con i tre tornei vinti (i 500 di Halle e Pechino e il 250 di Buenos Aires), le due finali Slam a Melbourne e al Roland Garros, le ATP Finals di Torino, che poi è sostanzialmente casa di Vavassori, a un passo e una grandissima costanza mostrata al più alto livello possibile. Da 10 anni una coppia azzurra non arriva al torneo dei migliori otto, ora Bolelli, dopo averlo fatto con Fabio Fognini, può riuscirci con un compagno diverso. E non è una cosa da poco.
In campo femminile, si dice vittorie e si dice Jasmine Paolini. La toscana si è regalata, e si sta ancora regalando, un’annata che difficilmente dimenticherà, e che sembra destinata a concludersi con le WTA Finals di scena a Riyadh. Per lei un inizio di anno col botto, grazie alla vittoria del WTA 1000 di Dubai e alle due finali Slam consecutive, al Roland Garros e a Wimbledon, che l’hanno proiettata nei piani altissimi della classifica mondiale, finanche al numero 5. Resta da vedere, appunto, il finale di stagione, perché per varie ragioni sarà davvero molto infuocato.
Sebbene dal resto delle azzurre non siano arrivati altri trofei, sono comunque arrivate tre semifinali in altrettanti 250 nell’anno: Sara Errani a Bogotá, Elisabetta Cocciaretto a Birmingham (prima che la polmonite le compromettesse il resto della stagione su erba, le Olimpiadi e lo swing nordamericano) e Lucia Bronzetti a Monastir. Questo, va ricordato, per quel che concerne in singolare.
Il doppio, invece, ha rivisto tornare in auge Sara Errani, trascinandosi al proprio fianco Jasmine Paolini. Che le due potessero fare ottime cose si era capito a fine 2023, si era ancor più compreso in un terzo turno contro Hsieh/Mertens agli Australian Open da consegnare alle cineteche e si era ulteriormente visto a Linz, con la vittoria in un validissimo WTA 500. Di lì, praticamente solo soddisfazioni: lo splendido successo al Foro Italico di Roma, la finale al Roland Garros e il brivido tutto d’oro delle Olimpiadi di Parigi, con il Court Philippe Chatrier come a coronare le rincorse dell’una e dell’altra unite in un 4 agosto indimenticabile. E poi, proprio questa mattina, il secondo WTA 1000 della stagione, a Pechino. Le WTA Finals ormai sono agguantate, e se per la toscana è l’esordio, per la romagnola è un ritorno dopo 10 anni (e tre partecipazioni che, per un motivo o per un altro, di fortunato ebbero ben poco).
C’è una coda in fondo a tutto questo: il doppio misto. Si gioca solo in poche occasioni: gli Slam, la United Cup, le Olimpiadi, e quest’anno ha tentato l’esperimento anche Indian Wells. In genere scarsa attenzione era stata data a questa specialità dagli italiani. Sara Errani e Andrea Vavassori hanno fatto coppia in proiezione Olimpiadi, hanno vissuto una partita lunga sei giorni e mille piogge a Wimbledon, hanno continuato dopo i quarti a Parigi a cinque cerchi e, a New York, agli US Open, hanno vinto insieme. Tutto questo mentre, in chiave tricolore, ancora ci sono quasi due mesi per raccontare ancora altre storie.