Kevin Magnussen ha concluso il Gran Premio d’Italia al 10° posto, raccogliendo un prezioso e significativo punto per sé stesso e per la Haas in una gara dove non si sono verificati ritiri fra i team di vertice. Piazzarsi decimo in un appuntamento in cui entrambe le Ferrari, le McLaren, le Mercedes e le Red Bull giungono al traguardo è un risultato notevole e lodevole.
Il quasi trentaduenne danese ha artigliato il suddetto piazzamento a dispetto di una penalità di 10 secondi affibbiatagli per un contatto con Pierre Gasly alla Roggia, altrimenti avrebbe chiuso nono. È dunque arrivato 1 punto nel Mondiale, ma purtroppo per lui se ne sono materializzati anche 2 di demerito nella propria “fedina penale” agonistica.
La cosiddetta “patente a punti” prevede che quando un pilota raggiunga i 12 penalty points, venga automaticamente squalificato per una gara. Magnussen era sull’orlo del baratro sin da Miami, poiché a inizio stagione aveva collezionato una sanzione dopo l’altra. Ha rigato dritto per tutta l’estate, ma alfine ha ricevuto l’ennesima bacchettata sulle orecchie.
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Così, lo scandinavo può già pensare al volo per Singapore, senza curarsi di fare scalo a Baku. Kevin sarà bandito dal GP di Azerbaigian. La Haas non avrà problemi a sostituirlo, poiché ha già allertato Oliver Bearman. Il diciannovenne britannico, che nel 2025 correrà da titolare con il team di matrice americana, disputerà quindi la seconda gara della carriera, dopo aver rimpiazzato l’ospedalizzato Carlos Sainz sulla Ferrari nel GP d’Arabia Saudita.