Non è ancora tempo di deporre le armi, per la Ferrari. L’apoteosi monzese rilancia, difatti, le ambizioni del Cavallino Rampante nella rincorsa al Mondiale costruttori. D’altronde Red Bull e McLaren sono avanti rispettivamente di 39 e 31 punti. Parliamo dell’equivalente di meno di un Gran Premio.
“Che stagione da infarto, tra alti e bassi” ha detto Charles Leclerc alla radio subito dopo aver conquistato il successo nel GP d’Italia. Il monegasco ha sintetizzato alla perfezione quanto sta accadendo in questo 2024. Al riguardo, a Maranello anzichè farsi terrorizzare dallo spettro di dover già impostare lo sviluppo in ottica 2025 (ovverosia l’ennesimo “anno prossimo”), hanno saputo esorcizzarlo.
Le Rosse escono rassicurate dall’appuntamento casalingo, perché la speranza di imporsi quantomeno nella classifica riservata ai team è ancora viva. Proprio semplice non sarà, anzi. Però, perché precludersi questo obiettivo? Il ritardo da una Milton Keynes in crisi e da una Woking sciupona consente di coltivare legittimamente l’ambizione di emergere alla distanza (proprio come accaduto a Monza).
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Abbiamo visto come i valori in campo siano mutevoli. I rapporti di forza cambiano di continuo e mancano ancora 8 Gran Premi al termine della stagione. Nessuno ancora sa come si adatteranno le varie vetture ai contesti, totalmente diversi gli uni dagli altri, di Baku, Singapore, Austin, Città del Messico, San Paolo, Las Vegas, Doha e Abu Dhabi.
Pertanto, il Mondiale costruttori può essere definito una speranza, non un’illusione. Interrompere, almeno parzialmente, il digiuno cominciato nel 2009 è un sogno, però non è un’utopia. All’alba del 2 settembre, l’ipotesi di vedere un “Tramonto rosso” negli Emirati Arabi Uniti non è la visione di un folle, bensì uno scenario possibile. Improbabile certo, ma comunque non irrealistico. Proprio come vincere il GP d’Italia di ieri.