Hanno rifatto il giro del mondo le immagini dell’intero podio olimpico del tennis maschile a Parigi 2024, ma non per ragioni legate al mondo dei cinque cerchi. Nel giro di 24 ore, infatti, erano usciti tutti i medagliati in terra francese, e prima ancora era uscito il quarto, il canadese Felix Auger-Aliassime, travolto dal ceco Jakub Mensik.
Il primo vero e proprio “disclaimer”, per dirla all’inglese, va però posto proprio su Auger-Aliassime. Il suo caso è presumibilmente l’unico in cui la voce Olimpiadi ben poco c’entra nel suo uscire subito a New York. Per lui, infatti, c’è un discorso molto più ampio legato alla stagione in corso, che lo ha visto tremendamente incostante, capace di balzi come la finale a Madrid e di tonfi come in vari 1000 e Slam. In sostanza, dipende un po’ dalle proprie stesse lune.
Detto del canadese, passiamo in rassegna il podio a salire. Lorenzo Musetti, bronzo sul Court Philippe Chatrier, era chiaramente scarico a Cincinnati. A Flushing Meadows, però, è apparso in grado di fare strada, e non poca. Vero, aveva faticato con il serbo Miomir Kecmanovic, ma la condizione fisica c’era tutta. Gli è mancato, fondamentalmente, il quid per chiudere il quarto set con l’americano Brandon Nakashima, autore di una performance superba, ma anche nelle parole espresse in conferenza stampa lo spirito sembra quello giusto. Ancora una volta va rimarcato come nel suo caso ci siano progressi in corso: lecito aspettarsi un percorso che possa portarlo ancora più avanti almeno fino all’accoppiata Indian Wells-Miami 2025. Ne ha le chance.
Quanto a Carlos Alcaraz, si sta ripetendo per certi versi lo schema del 2023, dopo la sua prima vittoria a Wimbledon, ma ancor più dopo la finale di quasi quattro ore a Cincinnati contro Djokovic. In buona sostanza, una fatica importante che ne pregiudica l’andamento dei mesi successivi, perché il murciano non ha più messo insieme un risultato davvero rilevante fino, in sostanza, a Indian Wells. Così, anche stavolta, dopo le Olimpiadi a Cincinnati ha lasciato strada al veterano Gael Monfils e in quest’occasione ha per la prima volta perso per tre set a zero in uno Slam con l’olandese Botic van de Zandschulp. Rimane da capire se stavolta il suo finale di anno sarà migliore.
Novak Djokovic, infine. Lo abbiamo visto faticare per tutta la prima parte dell’anno, infortunarsi, tornare a Wimbledon, arrivare in finale e poi cercare quasi ossessivamente quell’unico obiettivo mancato, le Olimpiadi. Vinte quelle, ha saltato tutto lo swing nordamericano e si è presentato senza partite sulle gambe agli US Open. Non gli è andata bene, perché già si vedevano segni non felici contro il connazionale Laslo Djere. Poi, con l’australiano Alexei Popyrin, un match molto giocato ad accorciare gli scambi, ma in una maniera che non è propriamente da ritenersi sua. Nondimeno, Popyrin ha dichiarato che era entrato in campo convinto di poterlo battere. I due elementi si sono qui combinati perfettamente.
Favorito, dunque, chi ha saltato l’appuntamento a cinque cerchi? Forse, ma va ricordato che Alexander Zverev, ancora in corsa al pari dei vari Jannik Sinner e Andrey Rublev, che a Parigi non c’erano, alle Olimpiadi è arrivato ai quarti (discorso diverso per Medvedev, visto il suo odio per la terra rossa). Più facile pensare a una difficile gestione di sforzi e cambio di superficie, ma più la prima ipotesi della seconda. Anche perché, al femminile, non si sta verificando nulla di tutto ciò. L’intero podio è ancora in corsa, Iga Swiatek è sempre lì e nella notte ci sarà la rivincita della finale parigina Zheng-Vekic.