La America’s Cup è il trofeo sportivo più antico al mondo, nata nel 1851 attorno all’Isola di Wight e avvolta nel mito: il trionfo della goletta America contro le barche britanniche, la celebre frase avvolta nella leggenda “Non c’è secondo, Maestà” rivolta alla Regina Vittoria (sarà stata pronunciata veramente?), i detentori del trofeo delle cento ghinee che dettano le leggi per le successive sfide, la difficoltà di strappare la Vecchia Brocca a chi la difende, il fascino delle grande regate in mare e dell’evoluzione degli scafi.
La Coppa America è rimasta negli States fino al 1983, poi l’Australia è riuscita a conquistarla dopo 132 anni di imbattibilità a stelle e strisce. Dove avevano fallito personaggi iconici come Lipton e Bich (i cognomi rimandano chiaramente ai grandi imperi del tè e delle penne a sfera) era riuscito il magnate Alan Bond. E l’Italia? La prima sfida venne lanciata proprio nel 1983: era Azzurra, nata grazie all’iniziativa di Agnelli e dell’Aga Khan che raccolgono un consorzio di aziende italiane.
Lo skipper era Cino Ricci, velista romagnolo di grande esperienza, mentre Mauro Pelaschier era al timone. Arrivò fino alle semifinali della Louis Vuitton Cup (il torneo degli sfidanti), ma ebbe soprattutto il merito di fare appassionare gli italiani alla vela in un’estate priva di grandi eventi sportivi dopo il trionfo dell’anno precedente ai Mondiali di calcio. Tre anni dopo Azzurra sarà il Challenger of Record, rappresentando tutti gli sfidanti nell’organizzazione delle regate e nella stesura delle regole, ma fu un fallimento: 4 regate vinte su 34 e terzultimo posto in classifica. Partecipò anche il Consorzio Italia: Maurizio Guicci era il trascinatore, il bilancio parlò di 17 successi e 17 sconfitte e settimo posto finale.
Nel 1992 il Bel Paese si scaldò con il Moro di Venezia: Raul Gardini lanciò la sfida con un varo sfarzoso a Venezia e cinque barche finanziate con un budget illimitato. La vela divenne nazionalpopolare alle nostre latitudini e lo skipper Paul Cayard assunse la caratura di un divo: il Moro vinse la Louis Vuitton Cup battendo i neozelandesi e fu così il primo equipaggio italiano ad avere la possibilità di lottare per la America’s Cup, ma American Cube si rivelò insuperabile (4-1).
Si dovette aspettare il 2000 per vedere una nuova sfida italiana: nasce Luna Rossa sotto l’impulso di Patrizio Bertelli, il marito di Miuccia Prada e amministratore delegato di Prada. La finale della Louis Vuitton Cup contro Paul Cayard al timone di America One è combattuta e spettacolare: Francesco De Angelis al timone porta per la seconda volta l’Italia al match di Coppa America, ma purtroppo Black Magic è inesorabilmente più veloce e vince 5-0.
Nel 2003 Luna Rossa sbaglia completamente il progetto e la debuttante Mascalzone Latino vince una sola delle sedici regate dei round robin, mentre la svizzera Alinghi con i neozelandesi a bordo vince di forza. Dopo 152 anni la vecchia Brocca torna in Europa: non si può regatare sul lago di Ginevra, quindi si sceglie la città di Valencia, in Spagna, facilmente raggiungibile da tutta Europa. Nel 2007 ci sono ben tre equipaggi italiani: +39 si aggiunge a Luna Rossa e Mascalzone Latino. Luna Rossa arriva brillantemente alla finale della Louis Vuitton Cup, ma perde ancora 5-0 contro Team New Zealand.
Nel 2013 Luna Rossa non può nulla con Team New Zealand nel torneo degli sfidanti, nel 2017 lancia il guanto ma poi si ritira per protesta proprio contro la scelta di cambiare le regole in corsa. I Kiwi vincono il trofeo, poi il resto è storia recente con la memorabile sfida del 2021 nella baia di Auckland, dove il sodalizio italiano mise paura ai padroni di casa prima di arrendersi per 7-3 in finale.