In principio fu il barone Uberto de Morpurgo, che poi era nato Hubert Louis. Triestino, di una Trieste che era appartenente all’Impero Austro-Ungarico che finì dissolto insieme alla Prima Guerra Mondiale, divenne per l’Italia il vero pioniere del tennis, il primo uomo (assieme a, poco più tardi, Giorgio De Stefani) a mettersi in luce in modo importante nei contesti internazionali. Compreso quello olimpico: nella Parigi del 1924 fu lui a raccogliere una medaglia di bronzo soffertissima, dopo cinque set con Jean Borotra, uno dei Quattro Moschettieri di Francia che, col tempo, sfidarono e spesso superarono le potenze angloamericane.
Cent’anni dopo, è arrivato Lorenzo Musetti. La cui storia, chiaramente, è ben diversa da quella di colui che era barone perché quel titolo scorreva nelle vene della sua famiglia. E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che l’intero mondo è diverso. Compresa Parigi, diventata una città differente, dove nel frattempo si era trovato un impianto, quello del Roland Garros, ben più che adatto a ospitare il meglio del tennis internazionale. C’è uno dei quattro Slam lì, e quest’anno c’è anche l’extra del torneo olimpico, come già accaduto a Wimbledon 12 anni fa (con tutte le annesse discussioni legate alla ricrescita dell’erba dopo i Championships).
Oggi il tennis ha davvero vissuto, in Italia, un altro giorno storico. Non lo viveva da cent’anni, ma di soddisfazioni negli ultimi 18, tra femminile e maschile, ce ne sono state. E ogni volta si è riusciti ad andare in alto. Senza stare a ricordare tutti i successi, perché ci vorrebbe un elenco praticamente infinito, c’è da ricordare che la competitività il tennis azzurro l’ha ritrovata da tempo, prima tra le donne e poi tra gli uomini. E, adesso, anche su entrambi i fronti.
In sostanza, quanto si celebra stasera non arriva di punto in bianco, ma ha un retroterra di successi. Le Fed Cup, il quartetto Schiavone-Pennetta-Errani-Vinci che tra il 2009 e il 2016 vince di tutto e di più, il rilancio degli uomini che parte da Cecchinato, continua da un encomiabile Fognini (che, non va dimenticato, con Seppi ha tirato la carretta per anni, a qualsiasi costo per l’uno e per l’altro) ed esplode definitivamente con Matteo Berrettini. Fino a raggiungere vette mai esplorate con Jannik Sinner. Ora Lorenzo Musetti ha aggiunto un altro tassello, con il quale l’Italia può già dire una cosa: almeno una finale o un risultato di rilievo in tutti i più rinomati eventi del 2024 tra uomini e donne. Due ultimi atti agli Australian Open (Sinner, vinto, e Bolelli/Vavassori), tre al Roland Garros (Paolini, Bolelli/Vavassori ed Errani/Paolini), uno a Wimbledon (Paolini). E poi il bronzo olimpico del classe 2002 di Carrara, nell’unico evento in cui l’uscita in semifinale non porta dove c’è scritto “exit”, ma crea un’altra chance. Una bella, che il toscano ha sfruttato eccome.
Domani, però, c’è un altro appuntamento di un’importanza che bisogna comprendere appieno. Già, perché Sara Errani e Jasmine Paolini sono dove mai nessuna persona legata al tennis italiano è mai arrivata: in finale per l’oro. Alle Olimpiadi. Il contesto più stregato di tutti, quello in cui si accumulavano spesso speranze e delusioni più o meno grandi, risultati che giravano da un attimo all’altro, ora ha portato almeno due medaglie. Una l’abbiamo vissuta stasera. Per l’altra c’è da attendere. E sarà particolare, perché riguarderà l’ultimo evento di tutti i Giochi Olimpici per il tennis in questo 2024. In pratica, a Sara e Jasmine sono state date le chiavi del Court Philippe Chatrier. Lo hanno calcato già nelle fasi iniziali, quando il loro match di primo turno è stato lì spostato. E, a poche settimane di distanza dalla finale raggiunta assieme al Roland Garros, ci ritorneranno per un altro ultimo atto. Quello a cinque cerchi, da primato per la bolognese perché come lei a medaglia al quinto tentativo nelle Olimpiadi estive ci era andata solo Tania Cagnotto.
Che il tennis abbia ancora una volta toccato luoghi mai visti per l’Italia è fatto chiaro. Domani si può fare ancora di più, con un grande pezzo di storia di questo sport in Italia e con la giocatrice che, quest’anno, ha deciso di prendersi sulle spalle qualsiasi cosa raggiungendo due finali consecutive, al Roland Garros e a Wimbledon, e facendo anche lei sognare traguardi enormi. La parola finale spetterà al pomeriggio di domani, quello in cui l’Italia tennistica e non solo potrà e dovrà unirsi a una doppia storia che merita un punto esclamativo finale grande così.