Uberto de Morpurgo, Lorenzo Musetti. Da Parigi a Parigi, dallo Stade de Colombes al Roland Garros. Cent’anni passano tra una medaglia di bronzo e l’altra, e stavolta la gioia è veramente di quelle belle. Perché arriva dall’uomo che, negli ultimi due mesi, ha dimostrato in maniera chiara ed evidente di aver cambiato il proprio destino. E lo ha fatto ancora una volta contro Felix Auger-Aliassime, battendo il canadese per 6-4 1-6 6-3 in una finale per il terzo posto che non ha mai voluto mollare. E che, alla fine, ha fatto sua in due ore e 15 minuti.
Auger-Aliassime vede subito la vita complicarsi nel primo game, dovendo salvare quattro palle break. Alla quinta, però, Musetti riesce a strappare la battuta, dato che il canadese manda largo il rovescio incrociato. Il toscano, tanto per ribadire il concetto, chiude il secondo game a 15 con il lob di precisione altissima sulla riga. Nel quarto game, il punto di Musetti che se non è del torneo ci va molto vicino: un disperato tweener-pallonetto che ricade vicino alla riga dopo che aveva giocato una volée incrociata bassissima e Auger-Aliassime gli aveva risposto facendo passare la palla dietro al paletto. In generale, tutto procede secondo tranquillità fino al 4-3, quando il carrarino lascia per strada i due punti iniziali. Recupera e sale sul 40-30, ma concede al canadese una palla break perché costretto a correre in situazione sfavorevole. Poi combina un disastro con lo smash che spedisce a rete, forse infastidito dalla luce: com’è come non è, 4-4. Musetti riparte però fortissimo, sfodera numeri su numeri e, con un enorme passante di rovescio dai meandri oscuri dello Chatrier, sale sullo 0-40. Due palle break Auger-Aliassime le annulla, ma la terza la mette in rete. E, sul 5-4, stavolta nessun brivido: 6-4 chiuso con facilità.
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Tanto l’inizio di primo set è buono per Musetti, tanto l’inizio di secondo lo vede calare in modo abbastanza evidente. Il toscano non riesce a trovare la stessa continuità di gioco mostrata durante i minuti precedenti e cede la battuta già nel secondo gioco. Riesce a issarsi fino alla palla break nel terzo, ma in quel momento Auger-Aliassime serve davvero molto bene e toglie al toscano ogni possibile punto di riferimento per riagganciarsi. Da quel momento il livello dell’uomo nato lo stesso giorno (ma 19 anni dopo) rispetto a Federer sale vertiginosamente, e per Musetti le cose si fanno sempre più complicate. L’azzurro, di fatto, si consegna al nordamericano anche nel sesto gioco, e così arrivano il 6-1 per Auger-Aliassime e il conseguente prolungamento del match.
Subito Musetti deve togliersi di dosso un notevole spavento, risalendo da 15-30, e poi deve dar fondo di nuovo a tutta la propria abilità nel terzo game, per poi arrivare lui stesso a potersi giocare due palle break nel quarto. Auger-Aliassime, però, gli sfodera contro un gran dritto in contropiede e poi serve troppo bene per poter essere contrastato: 2-2. Seguono scambi di altissima qualità, da brividi, che fanno alzare in piedi in continuazione il pubblico, uno spettacolo che si alza enormemente di livello. Tutto questo, però, ancora non basta perché uno riesca ad allungare sull’altro. O almeno non basta fino al 4-3, quando le sue chance Musetti se le va a prendere spingendo tanto di dritto quanto di rovescio. Risultato: due palle break. Gli basta la prima, con il dritto in rete di Auger-Aliassime. Gli ultimi punti li gioca e gestisce benissimo, anche con quel pizzico di spettacolo che non guasta mai, e poi è il momento di stendersi a terra dopo l’ultimo punto. La terra del Court Philippe Chatrier gli aveva donato notorietà internazionale nel 2021, quando fece ammattire per due set Novak Djokovic. La terra del Court Philippe Chatrier, stavolta, gli dona il bronzo.
Si può parlare di ciò che s vuole, del fatto che con la prima di servizio i numeri siano simili (67%-68%), o di un incredibile 81-81 di punti vinti. Quel classico dato che parla di matematica, ma che dice che il tennis di matematico ha ben poco. E, in questo caso, è qualcosa che fa sorridere Musetti, che sbaglia di meno (22-33) e alla fine mette insieme un altro pezzo di un’estate che ancora non è finita.