Una sensazione strana. Federica Pellegrini ha trascorso ore piacevoli e intense a Casa Italia, ricordando quanto fatto nelle sue cinque partecipazioni olimpiche, da Atene 2004 a Tokyo 2020 (2021). Un percorso non semplice in cui l’azzurra ha saputo imporsi a livello internazionale per competitività e longevità. Nei fatti, questi Giochi di Parigi sono i primi senza la campionessa di Spinea.
Un’assenza pesante soprattutto per il fatto che nella sua gara, i 200 stile libero, ci sia un buco molto profondo. Una situazione probabilmente frutto anche della grandezza di Federica. Al cospetto di una fuoriclasse del genere, nel nostro Paese si è generato un meccanismo che aveva spiegato molto bene il collega del Corriere dello Sport, Paolo De Laurentiis ai microfoni di OA Sport.
“Sono convinto che quando ci sono uno/due atleti di queste qualità che vincono per anni, a livello giovanile molti si indirizzano verso altre gare. Si può avere l’effetto emulazione, ma anche l’effetto fuga e quest’ultimo è stato nel caso di Federica”. Un concetto molto chiaro che si riscontra nel fatto che da tempo si faccia fatica ad avere atlete in grado di nuotare su crono di rilievo internazionale nelle quattro vasche. Il riflesso di ciò è il fatto che oggi alle Olimpiadi, nelle heat della specialità, non ci siano italiane iscritte.
Al di là dei miglioramenti di Sofia Morini, Giulia D’Innocenzo e di altre ragazze, il livello richiesto per competere al meglio possibile è molto lontano. In questo caso, c’è da interrogarsi e lavorare probabilmente anche in fase di “reclutamento” dal momento che ormai per l’espressione in acqua di potenza e resistenza c’è bisogno di una struttura fisica importante, cosa che Federica ha avuto nel proprio percorso.