Tre medaglie rappresentano un buon inizio di Olimpiade per l’Italia. Sostanzialmente era quello che ci aspettavamo. Le carte per salire sul podio erano sostanzialmente sei, dunque ci sta che se ne siano materializzate la metà. Come sempre accade ai Giochi, spesso il risultato migliore arriva dai meno attesi, mentre i favoriti rimangono con un pugno di mosche.
È mancato l’oro, ma anche questo era da mettere in preventivo, come peraltro vi avevamo anticipato nelle nostre previsioni giornaliere. Filippo Ganna è stato il miglior cronoman in circolazione nel biennio 2020-2021, quando si laureò per due volte campione del mondo. Ai Giochi di Tokyo 2020 sarebbe stato l’uomo da battere, peccato che quel percorso fosse adatto a corridori da Grandi Giri, con salite a volontà che, non a caso, premiarono lo sloveno Primoz Roglic. Oggi Ganna non è più il numero 1 della specialità. Remco Evenepoel lo aveva sconfitto nella rassegna iridata del 2023 e si è ripetuto anche oggi. Per questo è un argento da accettare con serenità, senza chiedersi come sarebbe andata a finire senza la pioggia: d’altronde il clima fa parte del gioco quando si parla di sport all’aperto. Di sicuro la condizione di forma mostrata da Ganna lascia ben sperare in vista dell’inseguimento a squadre su pista.
Nella scherma ci si aspettava le spadiste, invece la medaglia è arrivata dal veterano Luigi Samele nella sciabola: un bronzo che vale molto, perché conferma il pugliese sul podio 3 anni dopo l’argento nel Sol Levante. Piuttosto Giulia Rizzi, Rossella Fiamingo ed Alberta Santuccio dovranno interrogarsi sulle sconfitte patite alla stoccata supplementare. Mentalmente è mancato qualcosa e servirà correre ai ripari in vista di una prova a squadre che si ergerà come ultima prova d’appello, nella quale potrebbe tornare utile l’esperienza di Mara Navarria, forse troppo frettolosamente accantonata per la gara individuale.
L’Italia può complessivamente sorridere nel nuoto, sia per il bronzo della solita 4×100 sl sia per le buone risposte ricevute dallo stato di forma di Thomas Ceccon. Decisamente meno brillanti Nicolò Martinenghi, comunque mai da sottovalutare in vista dell’atto conclusivo dei 100 rana, e soprattutto un Alessandro Miressi che non è riuscito neppure a sfondare il muro dei 48 secondi in prima frazione.
La grande delusione di giornata, senza mezzi termini, è stata Assunta Scutto. È vero che la giovane campana si è arresa prima ad un fenomeno emergente come la svedese Tara Babulfath e poi alla quotata francese Shirine Boukli, dunque due avversarie di alto rango. Tuttavia, se sei la n.1 del ranking ed esci dalle Olimpiadi con un bilancio di una vittoria e due sconfitte, è evidente che qualcosa non ha funzionato nella preparazione dell’appuntamento.
Nei tuffi un piazzamento tra quarto e quinto posto era da mettere in conto per Elena Bertocchi e Chiara Pellacani. Per salire sul podio sarebbe servita una gara con meno sbavature, sperando nel contempo di qualche errore altrui. In effetti l’Australia ha vanificato tutto sbagliando l’ultimo tuffo, ma ad approfittarne sono state le britanniche. La sensazione è che alle azzurre manchi qualcosa in termini di eleganza nell’esecuzione per poter realmente alzare l’asticella.
Dunque un inizio di Olimpiadi complessivamente senza infamia e senza lode per l’Italia. L’exploit da oro non è arrivato, come prevedibile, mentre la somma di podi può considerarsi soddisfacente in relazione alle aspettative della vigilia. Sapevamo che la giornata iniziale non sarebbe stata ideale. Tra domenica 28 e lunedì 29 luglio sarà il momento, se possibile, di provare a schiacciare il piede sull’acceleratore.