Uno dei principali temi d’interesse legati alla scherma in quel di Parigi 2024 riguarda gli Stati Uniti d’America, decisi a spezzare una maledizione storica. Nel settore maschile, nessuno schermidore stars&stripes si è ancora imposto in un’arma canonica (fioretto, spada, sciabola).
È doveroso effettuare questa puntualizzazione, poiché un oro olimpico americano tra gli uomini esiste, seppur in tutto e per tutto apocrifo. Arrivò nel bastone, inserito nel programma a Cinque cerchi esclusivamente nell’edizione di St.Louis 1904 (più simile a una fiera universale che a dei Giochi olimpici). Lo conquistò Albertson Van Zo Post in una competizione alla quale parteciparono solo tre atleti… tutti americani! Insomma, quel pendaglio aureo c’è, ma è come se non ci fosse.
Le statunitensi, quantomeno nel XXI secolo, hanno saputo primeggiare sia nella sciabola (Mariel Zagunis ad Atene 2004 e Pechino 2008), sia nel fioretto (Lee Kiefer a Tokyo 2021). Viceversa nessun maschio si è ancora issato sul gradino più alto. A Rio de Janeiro 2016, Alexander Massialas si arrese 11-15 nella finale del fioretto a Daniele Garozzo, mentre Daryl Homer cedette 8-15 ad Aron Szylagyi in quella della sciabola. Quei due argenti hanno fatto seguito a quello di Joe Levis nel fioretto a Los Angeles 1932 e a tutti quelli raccolti a St.Louis 1904, dove furono però i cubani a dettare legge.
Scherma, Parigi 2024. Michele Gallo sostituisce Pietro Torre nella gara individuale di sciabola
Le possibilità di sentire, per la prima volta, le note di “The Star-Spangled Banner” dopo una vera competizione maschile ci sono tutte. Soprattutto nella sciabola, che aprirà il programma per chi ha il cromosoma Y nel proprio corredo genetico. Il “predestinato” è il giovanissimo Colin Heathcock, classe 2005 che potrebbe finanche essere considerato il favorito per il successo. Inoltre non bisogna dimenticare come il più navigato Eli Dershwitz sia il Campione del Mondo in carica. Al di là delle fortissime individualità, la squadra non teme il confronto neppure con corazzate quali Sud Corea e Ungheria.
Nel fioretto c’è un tridente di tutto rispetto, composto dal già citato Massialas, dall’ancora più stagionato Gerek Meinhardt, nonché dal ben più giovane Nick Itkin. Un terzetto con forti ambizioni a livello individuale e pericolosissimo nel team event, dove non sarà semplice da battere.
Pertanto, ci sono almeno 4 cartucce da sparare per abbattere il moloch dello “zero titoli” senza aspettare l’edizione di casa di Los Angeles 2028.