Accelerare i lavori di manutenzione, quelli in corso e quelli programmati, di un patrimonio dell’umanità come la Basilica di San Marco. Sciogliere dopo tante incertezze il nodo della gestione delle barriere installate ormai due anni fa contro l’acqua alta e che saranno prese in carico dalla Procuratoria.
E poi, il rafforzamento della struttura organizzativa e la collaborazione mai come oggi necessaria, con enti culturali e istituzioni nazionali a salvaguardia di San Marco. E, in fin dei conti, di Venezia stessa. È un’agenda fitta quella portata da Bruno Barel al nuovo Consiglio di Procuratoria che all’unanimità ha portato alla nomina del professore universitario come Primo Procuratore.
Professor Barel, quali sono i cardini su cui poggerà il suo incarico?
«L’aspetto più importante da sottolineare è la necessità di un lavoro collegiale. Mai negli ultimi anni il Consiglio è andato avanti a maggioranza. Come il precedente, anche l’attuale Consiglio si avvale di molte esperienze, diverse e complementari. Non possiamo permetterci di sbagliare. La prima sfida su cui ci concentreremo riguarda i lavori, quelli in corso e quelli programmati».
Ad oggi quali sono i lavori in corso su cui c’è maggior attenzione?
«Abbiamo in corso all’interno della Basilica un cantiere da 3,3 milioni per ripristinare i danni passati da acqua alta, li stiamo usando per restaurare completamente il Nartece e l’Altare del Santissimo. Poi stiamo finalmente chiudendo l’accordo con il Provveditorato per la gestione delle barriere, così come un altro cantiere sul Rio della Canonica per proteggere le finestre della cripta da eventuali acque alte. Infine sono pronti i progetti per rivedere la copertura a falde della Basilica. Sul punto stiamo sollecitando il ministero delle Infrastrutture».
Ha citato le barriere a protezione della Basilica. Da anni manca un documento che dica chi deve occuparsene.
«Ci stiamo avvicinando alla chiusura dell’accordo. Ci siamo offerti per farci carico della gestione delle barriere, lo facciamo già nei fine settimana e nei giorni festivi. È un lavoro imponente, fatto anche di importanti accordi sindacali. La gestione sarà in carico alla Procuratoria».
Un impegno rilevante per la Procuratoria.
«Anche per questo, la seconda sfida è quella di rafforzare la struttura organizzativa. La Fabbriceria di Pisa ha un organico di 140 persone, noi siamo in 50. Mano a mano che vanno in pensione mosaicisti e marmisti, chi rimane a fare quel lavoro? Anche la conoscenza degli antichi mestieri è un patrimonio immateriale da mantenere».
E per i visitatori sono previste novità?
«Dovremo studiare l’impatto che hal’ afflusso di oltre 3 milioni di visitatori sui mosaici. Finora non ci sono state tecnologie adatte. Abbiamo la più grande struttura mosaicata dorata del mondo, dobbiamo studiare e capire qual è limite di tenuta tra conservazione dei beni e giusto desiderio di fedeli e turisti di vedere un bene patrimonio umanità. La bellezza appartiene al mondo, ma al tempo stesso dobbiamo essere sicuri che non si distrugga».
Un tema, quello della gestione dei flussi, particolarmente caro a Venezia, alle prese con overtourism e contributo d’accesso.
«È così. Ecco perché l’altra sfida su cui stiamo ragionando è quella di spingere i visitatori che arrivano a San Marco verso altri patrimoni della cristianità, a partire ad esempio da Torcello, così da spalmare i flussi turistici. E poi cruciale sarà la collaborazione con gli enti culturali cittadini e le istituzioni nazionali. Ci hanno dato fiducia trasformandoci in stazione appaltante, si potrebbero creare importanti forme di collaborazione. Il sistema delle Procuratorie accoglie ogni anno decine di milioni di persone, si capisce l’importanza del nostro contributo al Pil turistico nazionale».