«La misura delle gomme? È quella prevista dal libretto. Gli autobus sono omologati proprio con quelle dimensioni». Per Massimo Fiorese, amministratore delegato della società “La Linea”, il fatidico perno del bus elettrico precipitato nel quale undici mesi fa sono morte 22 persone non può essersi rotto a causa dell’eccessiva dimensione del pneumatico montato sul mezzo rispetto a quello teoricamente previsto dall’azienda che ha realizzato lo sterzo.
L’ipotesi si era fatta strada dopo le approfondite analisi di questi ultimi undici mesi ma viene ora respinta con forza dalla società per la quale era in servizio il mezzo dell’azienda cinese Yutong. «L’ipotesi non ha fondamento alcuno in atti di indagine», aggiunge l’avvocato Massimo Malipiero, difensore dell’amministratore delegato della Linea. Ad oggi, quattro sono gli indagati: tre dirigenti comunali e l’amministratore delegato della Linea.
Di certo c’è che – a distanza di quasi un anno da quei drammatici fatti – l’inchiesta è ancora lontana dal concludersi. A giugno, il procuratore capo Bruno Cherchi aveva illustrato i primi tre punti fermi dell’inchiesta condotta dalla pubblico ministero Laura Cameli. Il primo: sull’autobus elettrico della Yutong caduto nel vuoto è stata accertata la rottura di un giunto di collegamento che unisce lo sterzo alle ruote del mezzo.
Il secondo: il guardrail del cavalcavia era vecchio, senza manutenzione, inadeguato a reggere quell’urto. Ma soprattutto presentava un varco – quello spiraglio largo qualche metro nel quale si è infilato l’autobus – che ha poi innescato la caduta dell’autobus dal viadotto.
Infine, l’ultimo punto fermo: Alberto Rizzotto, l’autista trevigiano al volante in quei drammatici frangenti, non ha avuto malori e non si è distratto con il cellulare mentre era alla guida. Oltre mille e cinquecento pagine di indagini compiute dai consulenti della Procura, circa 700 gigabite di file contenenti anche i filmati registrati dalle telecamere interne del mezzo e conservati all’interno della scatola nera del mezzo.
Le conclusioni della consulenza dell’ingegnere Placido Migliorino hanno poi aperto anche il capitolo dei risarcimenti che la compagnia tedesca Allianz – compagnia assicurativa della società di trasporti La Linea– ha cominciato a versare nei confronti dei familiari delle vittime e dei feriti, intendendo al tempo stesso rivalersi sul Comune.
Fino ad ora sono state risarcite diverse famiglie per un valore complessivo di qualche milione di euro. Altre trattative sono in corso, rese più complicate dal fatto che tutte le vittime, con l’esclusione dell’autista, Alberto Rizzotto, sono straniere.
