Caldo, dappertutto e per tutti, ma per alcuni, i più fragili, più di altri. Nelle celle della casa circondariale di Santa Maria Maggiore, a Venezia, i condizionatori non ci sono e nelle celle i gradi superano di gran lunga i 30. Un caldo ancora più difficile da sopportare, dal momento in cui il carcere è sovraffollato e conta 250 detenuti a fronte di un centinaio di posti, tanto che in alcune celle è stato inserito un terzo letto per farceli stare tutti. Spazi ristretti, sovraffollati, in cui l’afa è ancora più sofferta. In più, nella casa circondariale – pensata, appunto, come una struttura di passaggio – mancano spazi ricreativi e il cortile è al sole, quindi quasi inaccessibile in giornate come queste.
«Una situazione che abbiamo segnalato al garante nazionale ancora tempo fa, ma non abbiamo ricevuto una risposta» commenta Franca Vanto (Cgil Fp), sottolineando come al problema del sovraffollamento si aggiunga quello della tossicodipendenza e della malattia mentale, entrambe situazioni che affliggono una buona percentuale di detenuti. «Bisogna fare attenzione e trovare delle soluzioni, perché Santa Maria Maggiore è una polveriera» avverte, non mancando di citare uno dei grandi problemi che affliggono il sistema penitenziario italiano, i suicidi in cella. «Una vera e propria emergenza sociale, non possiamo far finta che non esistano».
La situazione, inevitabilmente, si ripercuote sul personale penitenziario, troppo esiguo. «Il problema c’è sempre ed è noto, ovviamente in estate il lavoro si fa più complicato. Assistiamo a turni massacranti, riposi che saltano, ferie a rischio» conclude.