Paura per la piena del Tagliamento martedì mattina alle 5: esondato il Cavrato. Non ci sono state conseguenze, ma la mente di tutti è andata al 3 novembre scorso, quando lo stesso canale scolmatore ha rotto gli argini nella zona dei Bacini, minacciando da vicino un agriturismo, lì dove fa da linea di confine con il Comune di Caorle e il comprensorio pregiato della Brussa. Preoccupa il fatto che nelle valli lagunari e alla foce del Baseleghe non siano ancora stati eseguiti lavori di dragaggio. Alla prossima piena il Cavrato, come nell’autunno scorso, potrebbe trovarsi di fronte a un muro e sfondare gli argini. Una spada di Damocle.
Inoltre, queste piene nel periodo di Pasqua, cioè in primavera, sono una assoluta anomalia climatica. Che il Tagliamento e il suo canale scolmatore avessero potuto creare dei problemi si era capito nelle prime ore di Pasquetta, quando il livello del fiume alpino aveva superato i 2 metri nella zona di Venzone: è infatti una soglia critica, che fa scattare automaticamente il servizio di piena in tutti i comuni attraversati. Nel giorno di Pasquetta erano state chiuse le chiaviche sulle rogge Rojada e Vidimana: segno che il Tagliamento avrebbe seminato legittimi timori. «Il Tagliamento ha avuto una portata consistente, di 2 mila metri cubi al secondo», hanno riferito dal Consorzio di Bonifica Veneto orientale. «L’idrometro ha segnato l’importante quota di 6,1 metri. Le manovre sulle rogge Rojada, Molino e Vidimana hanno scongiurato problemi nel territorio, tutte le idrovore sono entrate in funzione».
Nelle ultime 72 ore, sono caduti sul territorio a nord di San Michele, almeno 50 millimetri di pioggia, mentre nel resto del territorio soli 20 millimetri. Nel bacino però si sono registrate punte superiori ai 200 millimetri. In funzione più di 30 impianti. Il presidente del Consorzio di Bonifica Veneto orientale, Fausto Piazza, ha percorso il Tagliamento fino al Cavrato, per sincerarsi della situazione. Restando a San Michele sono già a buon punto i lavori di rafforzamento arginale che porteranno alla diaframmatura di decine di chilometri di argini da qui al 2025, per un totale di 20 milioni finanziati per la maggior parte dal Pnrr. Al lavoro Regione Veneto e Genio civile. Resta da capire se davvero il Friuli Venezia Giulia eseguirà i bacini di laminazione, con il benestare degli abitanti dei comuni coinvolti, nelle zone di Dignano e Ponte Madrisio a Ronchis, come prevede il nuovo Piano di Bacino che ha messo in soffitta, senza consultare i veneti, la traversa di Pinzano.
L’innalzamento del ponte sulla Triestina, senza le opere di supporto in territorio veneziano, rischia di provocare ripercussioni lungo il corso del fiume, proprio a San Michele. Più tranquilla la situazione in altri comuni del mandamento. Il Livenza ha invaso la parte interna degli argini, ma solo nel territorio trevigiano di Motta. Tuttavia, sta portando a mare, nella zona di Caorle, tonnellate di detriti, così come il Piave nella zona di Jesolo. Con la stagione estiva alle porte.
