Guanti, spazzole, olio di gomito per rimuovere le scritte e lo sporco che da anni coprivano il sotoportego del Teatro in Corte del Milion. Nell’anno di Marco Polo, che qui ebbe casa, l’associazione Masegni & Nizioleti onlus ha riparato l’offesa e l’incuria ripulendo le colonne e i muri imbrattati dai vandali. Tre ore di intervento, ieri mattina, coordinato dal presidente dell’associazione, Nicola Tognon, al quale hanno dato manforte anche una coppia di ragazzi del Rotary Marco Polo Passport di Padova.
Bellissimo - e si spera duraturo - il risultato raggiunto all’ora di pranzo, quando il sottoportico è ritornato al suo colore giallo ocra, tra i ringraziamenti delle guide che finalmente hanno potuto mostrare ai gruppi di turisti il luogo in cui visse il viaggiatore veneziano senza dover sospirare di fronte al degrado che ormai durava da una quindicina d’anni.
L’intervento ha coinciso con i settecento anni della morte di Marco Polo ed era improrogabile. Come spiega Nicola Tognon, «la zona versava in una situazione di abbandono e profondo degrado da troppo tempo».
Scritte e sporcizia sono state rimosse dalle superfici lapidee con il Grafitti Remover della ditta San Marco usando spazzole morbide e panno in multifibra. I segni dai muri sono stati tolti invece con altre spazzole in saggina e gel fino a ripristinare il colore originario.
Complessivamente, è stata trattata una ventina di metri quadrati, mentre un’ultima piccola porzione di muro sarà ripulita nei prossimi giorni.
«La corte del Milion è un luogo iconico della città» dice ancora Tognon «un luogo evocativo e rappresentativo, come il ponte di Rialto».
Recentemente Masegni & Nizioleti ha dedicato un Cleanig day a ripulire i muri di campiello dei Squelini, dietro Ca’ Foscari, che non se la passavano benissimo. Un’altra squadra operativa, in questi giorni, sta invece liberando i ponti della città - una ventina - dai lucchetti allacciati alle ringhiere e rimasti lì ad arrugginire. In poche settimane ne sono stati raccolti oltre ottanta chili, poi suddivisi tra quelli in ferro e quelli in ottone e successivamente smaltiti.
