foto da Quotidiani locali
C’è chi ricorda con affetto il battello foraneo realizzato nei cantieri De Poli di Pellestrina e poi riutilizzato, e ridipinto, da Alilaguna con i classici colori bianco e giallo. Chi invece si chiede che fine abbia fatto il vecchio ferry boat Giudecca, lontano parente (ma nemmeno troppo) dei mezzi che oggi garantiscono il collegamento tra Lido e Tronchetto.
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Più di qualcuno rimpiange quando i battelli attraccavano alla fermata Tana, nel rio delle Galeazze, che sarà riaperto prossimamente al trasporto pubblico. Ce n’è anche per gli appassionati di motori, di impianti elettrici e idraulici.
Tanti anche i reperti in bianco e nero che raffigurano gli antenati delle odierne linee 1 e 2 che solcano il Canal Grande oppure i piroscafi degli anni ’30 nei quali è possibile scorgere le cabine, le ciminiere e i sedili di quelle che diventeranno in tempi più recenti le motonavi. Frammenti di una memoria collettiva che continuano a vivere e sopravvivere in una città che invecchia, si ammoderna, ma in fondo non cambia mai.
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Nemmeno nel trasporto pubblico su acqua. Lo dimostra l’affetto che in tanti, anzi tantissimi, riversano nei confronti dell’Actv, e della sua storia.
Merito della comunità (virtuale) che si è creata intorno a una pagina Facebook dal nome “Vaporetti, traghetti e navigazione nella laguna di Venezia”. Un gruppo che nel giro di pochi mesi è frequentato da circa 1500 persone. Gran parte delle quali, però, non si limita passivamente a osservare, annotare, passare oltre.
Tanti sono gli interventi pubblicati quotidianamente dagli iscritti. Decine e decine le foto tirate fuori dagli archivi impolverati per rinfrescare una storia collettiva che rischia di sparire. E che invece - come in molti chiedono - meriterebbe di trovare uno spazio fisico, aperto al pubblico, visitabile. Insomma, un museo aziendale degno di un servizio di trasporto pubblico di navigazione che affonda le sue radici a fine ’800 (con il nome Acnil, poi diventato Actv dal 1978).
E pensare che l’idea di creare questa pagina facebook è venuta a un esperto di impianti di funivie, originario di Portogruaro e residente a Bolzano.
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Paolo Stutto, 43 anni, divulgatore online (suo il blog funivie.org) è infatti l’ideatore di “Vaporetti, traghetti e navigazione nella laguna di Venezia”. L’idea è nata da una semplice passione per tutti quei dettagli tecnici che girano intorno al mondo dei trasporti, dei motori, degli impianti, delle turbine, delle chiglie o delle eliche. Tecnicismi che, quando vengono declinati al servizio di chi vive in una città d’acqua, diventano magia.
«La mia curiosità nasce da quando sono piccolo, mi ha sempre affascinato il servizio di trasporto in laguna», racconta. Con il passare degli anni, la curiosità trova di che saziarsi con le pagine di storia raccolte da Gilberto Penzo, tra i massimi conoscitori delle imbarcazioni tipiche veneziane. Quell’opera dettagliatissima di catalogazione dei mezzi che si sono avvicendati in laguna, però, meritava di essere aggiornata con i nuovi arrivati. Un esempio su tutti, il ferry Lido di Venezia, l’ammiraglia dell’azienda, comprato direttamente in Grecia. Ma anche con i nuovi mezzi che arriveranno da qui ai prossimi anni (Actv ha già stanziato 50 milioni di euro per l’acquisto di tre nuovi ferry).
«Mentre il gruppo facebook prendeva corpo», continua Sutto, «mi sono reso conto che non esisteva nei social un forum di appassionati che unisse i ricordi della cittadinanza con le informazioni tecniche che piacciono agli intenditori. In effetti, in questo gruppo si è creato un grande coinvolgimento, si reperiscono foto e documenti d’archivio e li si condivide per documentare e creare una traccia di un pezzo di storia della città».
E chissà che un domani, questo grande archivio digitale creato spontaneamente dai tanti veneziani appassionati non possa diventare qualcosa d’altro. Magari con una sede fisica, aperta anche a chi è poco pratico di internet. «Sarebbe bello che ci fosse anche la possibilità di visite guidate, come viene fatto a Milano», aggiunge l’amministratore della pagina, «in generale, comunque, questo gruppo potrebbe essere uno stimolo per creare un museo aziendale. A patto che non si trasformi nell’ennesima attrazione per turisti».
Con i sentimenti - sì, anche quelli verso l’Actv - non si scherza.