«Le canzoni sono per noi come delle confessioni, apriamo il nostro animo e ci confidiamo senza barriere, con molta onestà, parliamo della nostra vita, ambizioni, ricordi, passioni, frustrazioni, anche dei momenti più bui. Non ci occupiamo di politica, di società, sono pagine di diario intime che raccontano un tempo lunghissimo, delle “polaroid esistenziali”».
Esce per l’etichetta Mold Records “Confessions”, il nuovo album degli LDV, gruppo storico udinese nato con il nome La Dolce Vita, le cui origini risalgono al 1979, quando si formano sulla scia del movimento post-punk e new wave di quel periodo, con riferimenti quali Cure, Devo, Joy Division, The Jam, Wire. Poi una lunga pausa, in cui ciascuno prende la propria strada (anche militando in band note come Detonazione, Flexy Gang, Cleverness).
Nel 2012 i fondatori Massimo Sebastianutti alla voce e chitarra e Maurizio Mazzon alla chitarra e tastiere decidono di riavviare il progetto. Completano oggi la formazione Luca Rossi al basso (prima di lui Roberto Pacagnan) e Sergio Celeghin alla batteria.
«Abbiamo una storia molto lunga, – prosegue Sebastianutti –, nasciamo quando c’era grande fermento a Udine e a Pordenone col Great Complotto. Forgiati dal punk dei Clash, abbiamo poi deciso di abbracciare la nuova onda della new wave e del post-punk, che inseriva elementi diversi, anche a livello di immagine e stile, per questo abbiamo scelto un nome provocatorio, di rottura come La Dolce Vita, per spiazzare». L’ep di esordio, intitolato “1979” è uscito solo nel 2019 e riproposto in versione digitale nel 2022. Ora il nuovo capitolo: «È quasi un’antologia – continua il frontman - perché contiene pezzi che sono stati composti in una cantina all’inizio del 1980 e partoriti da un gruppo di teenager, per arrivare a brani della reunion del 2012 fino ad oggi, contiene tutto il nostro percorso musicale ed è un po’ come un riflesso della nostra vita, del modo in cui ci siamo evoluti nel corso degli anni».
L’album, disponibile sulle piattaforme digitali e presto anche in versione cd e vinile, contiene dodici canzoni, tra cui i singoli “Sacrifice”, “Too Many Voices” (di cui è stato inoltre diffuso il videoclip) e “Brighter at Night”. È stato registrato e mixato agli Alarm Studios di Udine da Alberto Armellini mentre le grafiche di copertina sono state realizzate da Michele Rossi, frontman degli udinesi Moth’s Tales: «Per noi è quasi un quinto membro del gruppo – precisa Sebastianutti – cura sempre grafica e foto della band». “Confessions” è imbevuto di sonorità che risentono del clima musicale e delle sperimentazioni sonore della scena inglese di fine anni ‘70 e dei primissimi ‘80, mentre delle band attuali richiama senza dubbio nomi come Interpol e Editors.
«Siamo nati nelle cantine – conclude il cantante e chitarrista – in un’altra epoca, oggi il mondo è diverso e nella musica entra la tecnologia. Siamo legati al passato musicale, dove sono radicati i nostri gusti ma con lo sguardo puntato all’avvenire, vogliosi di fare, insomma proiettati verso il futuro con i piedi piantati nel passato».