Le Sacre du printemps, premio Danza&Danza come “miglior produzione italiana” del 2023 inaugura sabato 5 ottobre , alle 20.30 al Palamostre di Udine la Stagione Teatro Contatto “In Real Life”. A rileggere un titolo noto, tra i più rivisitati della storia della danza, saranno i Dewey Dell, il collettivo fondato nel 2006 dai tre fratelli Castellucci, Teodora, Agata e Demetrio con Vito Matera, la cui ricerca a cavallo tra diverse forme d’arte dà vita a un teatro coreografico immersivo che si fa esperienza sensoriale ed emotiva. Attraverso una successione di illusioni ottiche, Le Sacre celebra il principio della metamorfosi come motore vitale del cosmo, un rito di passaggio o di rivoluzione interiore che mutua il modello antico in una sostanza attuale e nuova.
«Come penso chiunque abbia un rapporto con la danza, quando si ascolta quest’opera la sua chiamata è irresistibile come se lanciasse un grido di misurazione con il corpo. È nata e pensata per un balletto ed è così indescrivibile per la potenza sonora che ci piace definire tellurica, quasi sismica. Il richiamo a un confronto con il corpo, a qualcosa di spoglio senza filtri tecnologici, senza trucchi era troppo forte per essere lasciata cadere o per lasciarci intimidire da chi altro si era confrontato prima con quest’opera. Per questo abbiamo voluto evitare di guardare altri coreografi per rimanere più fedeli possibile a quello che il suono ci suggeriva, siamo partiti da zero abbiamo tolto la storia originaria per restare soli con la musica».
«Nonostante volessimo allontanarci anche dalla storia, l’ascolto della musica ci ha riproposto delle immagini che contenevano in sé il plot originario, ovvero il sacrificio. Le immagini che la musica dava erano naturali: di violenza, di amore, di generazione e nascite ma anche di morte. Nel sentimento istintivo come in quello culturale della storia pagana antica una vita viene offerta per donare più vita. Questo controsenso lo troviamo spesso nelle dinamiche naturali: la fecondazione genera anche la morte così come nella morte, nella decomposizione pullula la vita. .. questo sconfinamento tra vita e morte nella natura non è percepibile, ma è un’evenienza simultanea».
«Eravamo alla ricerca di una figura che rappresentasse la leggerezza e la vaporosità di petali, di un fiore, non a caso nel lavoro questa figura che ricorda Loïe Fuller si rivela la nostra eletta. Questo riferimento è arrivato più tardi ma è arrivato! Benché poco riconosciuta nella sua epoca, se non a posteriori, siamo suoi grandi ammiratori».
«Abbiamo lavorato con due danzatori di break dance, dunque un background diverso dal nostro, che non si erano mai misurati né avevano danzato sopra una musica classica…. Non è stato subito semplice ma anche grazie all’apertura mentale delle persone che abbiamo coinvolto è stata un’esperienza fruttuosa che si è rivelata straordinaria. La collaborazione non avviene se non c’è un certo tipo di compromesso e di incontro verso l’altro.
Al termine dello spettacolo, la compagnia incontra il pubblico.