C’è un artista udinese del quale ricorrono questo mese i 60 anni dalla scomparsa, ma che in Friuli abbiamo praticamente dimenticato. Eppure, nonostante sia vissuto solo 57 anni, Carlo Cossio è stato per decenni il più prolifico fumettista italiano e un’autentica celebrità nel suo campo.
Ancora giovanissimo, si specializzò in decorazioni di chiese a Udine. Poi alla metà degli anni ‘20 si trasferì a Milano, dove lavorò come decoratore, diede vita al gruppo artistico Bohemien e frequentò la Scuola superiore di Arte applicata all’industria.
Risale al 1928 il suo primo lavoro a fumetti: “Le avventure aviatorie di un Balillino”. Nel 1931 seguì un corso di tecnica cinematografica a Parigi.
Rientrato dopo qualche tempo a Milano, fondò con il fratello Vittorio – morto 40 anni fa, anch’egli udinese – la Milion Film (i due furono dunque pionieri sia del cinema di animazione che del fumetto in Italia) e collaborò con il grande Bruno Munari, peraltro suo coetaneo. Anche un terzo fratello, Gino, il più piccolo, fu un apprezzato disegnatore.
Negli anni ’30 Carlo Cossio realizzò parodie di film celebri e collaborò a pubblicazioni quali il “Supplemento al giornale Topolino”, “Il Giornale di Cino e Franco” o “Il Saladino”. Ricordiamo anche la sua riduzione a fumetti di Pinocchio e, sul settimanale omonimo, la serie di Alaska Gin, poi continuata sui giornali per ragazzi “Jumbo” e l’“Audace”: e proprio su quest’ultimo esordì il suo Dick Fulmine (1938-1955), che riscosse un clamoroso successo.
“Incarnazione” del mito del Gigante buono Primo Carnera, Dick Fulmine fu il primo vero supereroe del fumetto italiano. Ispirato ai gialli statunitensi, subì le censure fasciste e nel Ventennio l’editore, su pressione di Mussolini, dovette modificare tanto le sceneggiature, quanto le caratteristiche grafiche e la fisionomia del personaggio, rispettando i canoni imposti dal regime e producendo, di fatto, un surrogato degli eroi polizieschi americani.
Definito l’alter ego italiano di Superman, Dick Fulmine ne fu in realtà il precursore, essendo “nato” qualche mese prima.
Prima della guerra Carlo disegnò altri personaggi: ad esempio Maciste (sceneggiato, al pari di Dick Fulmine, da Vincenzo Baggioli) e il pugile dal pugno di ferro Furio Almirante che, fra il 1940 e il 1964, fu una punta di diamante delle Edizioni Audace prima, e delle Edizioni Araldo poi (entrambe antesignane della Sergio Bonelli Editore, che tutti conosciamo per Tex, Zagor, Dylan Dog e altre testate storiche).
A Furio lavorò anche Vittorio Cossio, il quale, fra le altre cose, collaborò con “Rintintin & Rusty”, “Jumbo” – disegnando i Tre Moschettieri – e il “Corriere dei Piccoli”, mentre il suo soggetto più famoso fu Raff pugno d’acciaio.
Tornando a Carlo, nell’immediato dopoguerra egli realizzò le avventure di Ciclone, Tanks l’uomo d’acciaio e altri eroi “di carta”: in particolare, dal 1948 Kansas Kid (su testi di Angelo Saccarello, e vi collaborò anche Gino Cossio).
Disegnò inoltre storie di Gim Toro (del 1949, ideato da Andrea Lavezzolo e Edgardo Dell’Acqua) e, tra gli ultimi lavori fatti prima di lasciarci, un albo di Kolosso (1964-1966, frutto dell’inventiva di Mario Faustinelli e Carlo Porciani) che, assieme a Dick Fulmine e altri personaggi simili, fu una sorta di antesignano di Bud Spencer.
Ma l’altro principale successo di Carlo, assieme a Dick Fulmine, è la lunga saga di Bufalo Bill (con una sola “f”, come farà anche Francesco De Gregori nella canzone del 1976 che tutti ricordiamo), disegnata negli anni ’50 e sceneggiata da Luigi Grecchi per una storica rivista di fumetti dell’Editrice Universo: l’“Intrepido”. A “Bufalo Bill” Carlo Cossio si dedicò fino agli ultimi giorni, finché ne fu in grado.
E se si concepisse l’idea di una mostra udinese sui fratelli Cossio? Proviamo a lanciare la proposta.