PORDENONE. Due condanne per sette anni di reclusione, in abbreviato, e un patteggiamento per detenzione di droga ai fini di spaccio.
L’indagine “big bag” dei carabinieri di Pordenone – nucleo operativo e nucleo investigativo provinciale – partita dal rinvenimento di un borsone con oltre 17 chili di marijuana nella cantina di un condominio in città il 2 marzo 2022, ha portato complessivamente a nove arresti.
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I primi due sono scattati il 28 aprile di due anni fa. Demian Dervishaj, 26 anni, di Pordenone e Jenni Corazza, coetanea di Chions, ritornavano da Milano in auto. Sotto al sedile del guidatore i carabinieri hanno rinvenuto una scarpa da donna: nel tacco erano nascosti 149,56 grammi lordi di cocaina.
Corazza ha sempre ribadito la sua estraneità: non conosceva la finalità del viaggio e ignorava pure che ci fosse la droga a bordo. Dervishaj è stato condannato mercoledì 3 luglio a 4 anni e 4 mesi, con le attenuanti generiche equivalenti all’aggravante, per la detenzione della cocaina nel tacco e per lo stoccaggio di quantitativi indeterminati di altro stupefacente nell’abitazione di altri due imputati, madre e figlio, fra febbraio e aprile 2022.
È stato assolto invece dalle ipotesi di cessioni e anche dall’ipotesi di aver minacciato un acquirente per costringerlo a spacciare.
Corazza è stata condannata a 2 anni e 8 mesi per aver partecipato al viaggio a Milano. L’avvocato Guido Galletti, che assisteva entrambi, valuta ora l’appello. Per Corazza aveva chiesto l’assoluzione o in subordine la riqualificazione nell’ipotesi di favoreggiamento personale.
L’ex maestra d’asilo Nilla Cecchin, 59 anni, di Roveredo in Piano, assistita dall’avvocato Marco Padovano, ha patteggiato invece 1 anno, 6 mesi e 20 giorni di reclusione e 4667 euro di multa, con la condizionale e non menzione.
Alla maestra era contestato il concorso nella detenzione dei 17 chili di marijuana, per aver messo a disposizione la sua proprietà a Pordenone (la difesa ha evidenziato però che la donna ignorava il contenuto del borsone, sul quale non sono state trovate tracce biologiche a lei riconoscibili e che ha sempre collaborato) e per lo stoccaggio di hashish nell’abitazione di Roveredo, in concorso con il figlio.