foto da Quotidiani locali
È una città frastornata quella che si è svegliata ieri mattina. I due gravi fatti di cronaca che hanno macchiato l’ultimo sabato, con l’aggressione subita da Shimpei Tominaga in via Pelliccerie, e con l’accoltellamento in via Roma, hanno lasciato il segno.
Non tanto su chi Udine la frequenta come meta turistica, ma su chi in città ci vive e ci lavora. Accanto all’amarezza c’è lo sconforto, che in alcuni casi sfocia in rabbia, per ciò che il capoluogo del Friuli sta diventando. Per alcuni meta privilegiata di baby gang in arrivo anche dal vicino Veneto. Una sorta di terra di nessuno dove appare lecito, dopo una certa ora, comportarsi come nel vecchio West, senza il rispetto delle regole e dove a prevalere è solo il più forte.
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Complice la bella giornata di sole e il caldo estivo, domenica pomeriggio il centro era particolarmente affollato. Capendo l’importanza di dare un servizio ai tanti turisti, austriaci ma non solo anche in un giorno festivo, gran parte dei locali è rimasto aperta. E vista l’affluenza registrata, la scelta è stata azzeccata.
Per i “foresti” giunti a Udine quanto accaduto solo poche ore prima tra centro storico e borgo stazione pare non aver avuto una particolare eco. Però qualche avventore seduto ai tavoli esterni di via Lionello alcune domande se le fa: «Come mai passano così tante auto della polizia? ». Un’evidenza del fatto che ieri il centro è stato tenuto sotto controllo più del solito. Ci sono stati momenti in cui addirittura tre volanti della polizia di Stato hanno attraversato via Rialto, via Canciani e piazza San Giacomo. Proviamo a spiegare a un turista il perché della presenza delle forze dell’ordine: «Udine sembra una città così tranquilla. Comunque è giusto che la polizia faccia i controlli. Infonde un senso di sicurezza», è la sua risposta
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Dopo il sabato “tempestoso”, in via Pelliccerie tutto è tornato tranquillo. Al “Buonissimo kebab” al civico 7 c’è il solito via vai di persone. Qualche straniero, diversi turisti. Tutto nella normalità. Il locale lavora molto di giorno e di notte, con un’apertura che va fino alle 2.30 dalla domenica al giovedì, fino alle 5 dal venerdì al sabato. Nella via non c’è molta voglia di parlare di quello che è successo. Tutti si dimostrano molto dispiaciuti per quanto accaduto a Tominaga, ma nessuno vuole metterci la faccia per raccontare la situazione di quella via. Chi lo fa chiede di non essere citato. «Non è la prima volta che al “Buonissimo Kebab” si verificano episodi violenti. Tempo fa sono stati danneggiati gli arredi delle attività vicine per l’intemperanza dei suoi avventori».
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Se in borgo stazione ormai c’è una certa rassegnazione agli episodi violenti tra gli operatori (questo però non vuol dire che siano disposti ad accettarli come se nulla fosse), in centro la violenza degli ultimi mesi sta lasciando il segno.
«Udine ormai è una città irriconoscibile – dice Oren Doutcher del Caffè Diemme – e questo si nota soprattutto la sera, con i ragazzi per bene che non escono più dopo una certa ora, e così dalle 23 la città si svuota. La situazione è sempre più critica. Speriamo che venga fatto un intervento a tutela di chi vuole vivere la città e vuole stare tranquillo».
La preoccupazione dell’operatore è che questa fama di Udine città insicura possa presto giungere alle orecchie dei turisti: «Per ora i visitatori non si accorgono di nulla, ma se continuerà così rischiamo di sporcare la nostra reputazione», conclude Doutcher.
A poca distanza, non scompaiono i timori, anzi. Lo dimostrano le parole di Giovanni Del Vasto del Caffè San Giacomo: «Servono più regole e più pattuglie. Senza dimenticare una maggiore presenza delle istituzioni sul territorio: basta con il buonismo che non ci ha portato a nulla». È affranto Del Vasto che invita a prestare la massima attenzione su ciò che sta accadendo in centro: «Udine ha quattro strade da controllare, non siamo a Milano o a Roma. Se non riusciamo a tenere sotto controllo e a garantire la sicurezza per cittadini e turisti siamo di fronte a una sconfitta per tutti», è l’amara constatazione dell’operatore di piazza San Giacomo. Per lui, come per altri suoi colleghi, una delle soluzioni possibili è quella di portare l’Esercito anche in centro storico, e non solo in borgo stazione.
«Ai miei tempi non mi sarei mai permesso di mancare di rispetto a un adulto, figuriamoci se gli avrei messo le mani addosso», ci confida un altro operatore a ridosso di via Mercatovecchio. C’è esasperazione in città per i continui fatti di cronaca. «I ragazzi di oggi mancano di rispetto ai loro coetanei e anche agli adulti. La colpa è delle famiglie ma anche della società in cui viviamo. Fa male vedere ciò che sta succedendo a Udine», aggiunge un passante, incuriosito dalla chiacchierata in corso. «Non ci sono molte parole per commentare ciò che sta avvenendo – afferma Adriano Pez del bar Elite –. Perché queste bande di ragazzi scelgono Udine per le loro incursione? I protagonisti dell’aggressione di via Pelliccerie sono arrivati da Treviso: evidentemente sanno che nella nostra città possono fare ciò che vogliono. Questo è molto molto grave».
