UDINE. Non si conoscevano. Ma stavano per prendere entrambi un treno, in attesa alla stazione di Udine, e questo è bastato per avviare una conversazione. Peccato che alle parole siano seguiti prima le minacce e poi le violenze. Peraltro ai danni di una minorenne.
È stato un controllo della Polizia ferroviaria di Verona, dove lui e la sua giovane vittima erano stati bloccati per un controllo, a porre fine all’incubo.
Era il 22 maggio del 2023. Arrestato quel giorno stesso, Younes Benlaroui, 24 anni, marocchino domiciliato a Bolzano, è stato processato con rito abbreviato e condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione.
La sentenza è stata emessa dal gup del tribunale di Udine, Giulia Pussini, a fronte della richiesta a 7 anni e mezzo avanzata dal pm Andrea Gondolo.
Il giudice lo ha riconosciuto colpevole di due episodi di violenza sessuale su minorenne - all’epoca, la ragazza aveva 15 anni -, di violenza privata, per averla costretta a proseguire il viaggio con lui, e di cessione di sostanza stupefacente, per averla obbligata a consumare uno spinello.
L’imputato, che è arrivato in aula accompagnato dalla polizia penitenziaria, è stato assolto «perché il fatto non sussiste», invece, dall’ulteriore ipotesi di sequestro di persona, che gli era stata contestata, ritenendo che la giovane fosse stata privata della propria libertà proprio al fine di essere abusata.
Nel procedimento, la persona offesa non si è costituita parte civile.
Tutt’altra la conclusione cui era approdata la difesa, rappresentata dall’avvocato Elisa Guerra, che, sostenendo l’assenza di certezze sia rispetto alla consumazione del fatto, sia, qualora fosse invece avvenuto, rispetto all’ipotesi che a violentarla potesse essere stato proprio il suo assistito, aveva chiesto l’assoluzione sull’intero fronte accusatorio. Anche perché, se da un lato l’indagine si era fondata esclusivamente sulle dichiarazioni della denunciante, dall’altro, secondo il legale, esistono elementi in grado di smentirle. A cominciare dalle immagini delle telecamere presenti alla stazione dei treni, che la mostrerebbero per nulla impaurita e neppure sola, come invece da lei riferito. Sempre a dire della difesa, le indagini difetterebbero anche per la mancata comparazione dei rispettivi Dna.
Stando alla ricostruzione formulata sulla scorta del racconto della quindicenne, Benlaroui le aveva intimato di seguirlo, con la minaccia di spaccarle altrimenti le ossa, e l’aveva quindi condotta, attraverso il sottopassaggio, prima in via Cernaia e, poi, nel parco pubblico “Boschete dai Guriuts”, all’inizio di viale Palmanova. La prima violenza era avvenuta qui. Il tempo di uno spinello e poi l’aveva costretta a proseguito insieme a Verona, dove aveva nuovamente abusato di lei.
Letta la motivazione, la difesa valuterà l’eventuale appello
