Sono stati trentadue gli arresti di minori tra Padova e provincia a opera dei carabinieri nel corso dell’anno, il 52,4% in più rispetto al 2023. E anche le denunce a piede libero sono aumentate: 317, il 15,7% in più rispetto allo scorso anno.
Il tema è sicuramente quello del disagio giovanile e dei reati collegati, che evidentemente stanno avendo una recrudescenza.
«Si tratta di reati commessi da minori e che vedono vittime gli stessi minori», ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri Michele Cucuglielli. «Bisogna poi fare un distinguo. Da una parte abbiamo un disagio relazionale che porta a fenomeni come bullismo, cyberbullismo, percosse, dall’altra una situazione di grave disagio sociale ed economico che porta i minori a commettere veri e propri reati come furto o spaccio, dove hanno un ritorno economico».
A Padova e provincia i carabinieri non hanno riscontrato la presenza di “baby gang” strutturate, con un’organizzazione verticistica e ruoli distinti al loro interno, ma hanno registrato, soprattutto in città, episodi, anche violenti, riconducibili a gruppi di poche persone, caratterizzati da legami deboli, senza struttura definita o fini criminali specifici. Gruppi composti soprattutto da maschi stranieri, spesso minori non accompagnati collocati in case famiglia o italiani di seconda generazione, con un’età compresa tra i 13 e i 17 anni. Tutti comunque accomunati da situazioni di marginalità o disagio socioeconomico.
I reati che ricorrono maggiormente sono furti e rapine in strada, reati commessi ai danni di coetanei italiani (compresi tra i 14 e 18 anni) generalmente nelle ore pomeridiane o serali e prevalentemente durante il fine settimana.
Per quanto riguarda i 32 minori arrestati quest’anno, il 46% ha dovuto rispondere di reati contro il patrimonio (furti, rapine, danneggiamenti), il 14,3% di reati contro la persona (minacce, percosse, lesioni), il 3,7% di reati in materia di stupefacenti.
Nel complesso il 9% dei denunciati è di sesso femminile e prevalentemente per reati contro la persona.
La superficialità delle relazioni interpersonali, la ricerca compulsiva di gratificazioni istantanee, fortemente condizionata dal web, alimentano un’onda lunga di disagi, acuiti dalla pandemia, che possono trasformare la naturale esuberanza dell’età in aggressività gratuita, fonte anche del cyberbullismo.
Questo malessere può generare anche occasioni negative di aggregazione. Sempre con maggiore frequenza i carabinieri registrano infatti scorribande e danneggiamenti, organizzati spesso attraverso i social network da gruppi giovanili composti anche da minorenni.
L’Arma su questo fronte lavora per anticipare situazioni di possibile rischio attraverso il controllo della rete internet con l’obiettivo di disinnescare sul nascere derive pericolose per la stessa incolumità dei ragazzi.
I carabinieri collaborano poi con presidi e insegnanti essendo molto presenti nelle scuole nell’ambito di campagne di educazione alla legalità nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado. Quest’anno sono stati tenuti 89 incontri per un totale di circa 3 mila studenti. Infine, sempre con l’obbiettivo della prevenzione, i militari effettuano frequenti ispezioni con unità cinofile antidroga all’interno degli istituti.