Gli oltre 300 millimetri di piogge cadute ad ottobre in provincia di Padova rappresentano un record degli ultimi anni. E hanno creato ingenti danni all’agricoltura, colpita ancora una volta dai cambiamenti climatici. Il punto sulla situazione è stato fatto ieri dalla Cia, l’associazione degli agricoltori, e dalla Provincia.
Il danno causato dalle piogge intense che hanno caratterizzato questo mese è, a detta della Cia di Padova, piuttosto alto.
A subire gli effetti deleteri della troppa pioggia sono stati soprattutto i prodotti orticoli, i cereali e in particolar modo la soia: in alcuni casi oltre il 70% dei raccolti è andato in fumo: «Siamo in ritardo con la raccolta della soia, impossibile entrare nei campi con la mietitrebbia. In più la soia si è gonfiata e per essere venduta deve essere secca, quindi i coltivatori hanno ulteriori spese per portare il seme alle condizioni ottimali per il mercato – ha sottolineato il presidente Luca Trivellato – Idem per i cereali: hanno sofferto il caldo, il freddo arrivato di colpo a settembre e, con le precipitazioni hanno sviluppato le aflatossine, queste microtossine sono dannose per la salute sia umana che animale. Sulla stessa barca i produttori di frutta e verdura, impossibile al momento dare il via alle coltivazioni “autunno-invernine”, troppo caldo per broccoli, cavolfiori e per tutti quegli ortaggi che necessitano di freddo e brina».
A risentire degli effetti del mutamento climatico in questo 2024 fatto di picchi di calore e piogge intense, sono stati anche i produttori di frutta della provincia euganea. In particolare, nell’area della Bassa, le mele sono state danneggiate o sono marcite per colpa del fungo Colletotrichum, che in alcuni casi ha portato alla perdita del 90% del raccolto.
A creare i problemi maggiori le grandinate improvvise che sono state devastanti per fiori e frutti.
Produzione di vino e olio: Il caldo estremo per alcune produzioni di vino e olio nel territorio euganeo, pare essere stato un toccasana. Si dice che l’annata per entrambi i prodotti possa essere definita più che buona. I rovesci abbondanti delle ultime settimane hanno però determinato dei ritardi se si guarda alle vendemmie di Cabernet e Raboso.
«Anche per noi la grandine è stata impegnativa, non esiste al momento una protezione per i nostri alberi, troppo alti», ha evidenziato Nicola Gallo, che 27 anni fa nell’azienda agricola Gallo di Pontecasale a Candiana, decise di piantare 5.700 alberi di noce su 21 ettari e avviare così, una produzione pionieristica e visionaria improntata al bio, che oggi è un fiore all’occhiello del settore.
«Siamo davanti a un unicum del nostro territorio, sia per l’impronta green che per il sistema tecnologico che gestisce il noceto», ha chiarito Vincenzo Gottardo, consigliere provinciale con delega al turismo.
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«L’azienda ha creduto in un progetto visionario e ha vinto la sfida, oggi è un riferimento a cui guardano i competitor e ha arricchito il nostro territorio grazie all’impronta verde: è nato un vero e proprio bosco. In quel luogo esiste oggi un microambiente con tanto di fauna, flora che fa crescere delle noci uniche», ha aggiunto Gottardo, che invita i padovani a diventare ambasciatori di questo frutto sano, a chilometro zero e ottenuto seguendo la stagionalità. Una sfida vinta quindi, ma che ha richiesto grossi investimenti, pazienza e cicli della natura: solo per preparare il terreno, analizzarlo e capire se fosse adatto a un noceto ci sono voluti tre anni.
Otto invece sono quelli che sono serviti agli alberi per dare il primo raccolto. Oggi ogni ettaro produce a seconda del clima tra i 25 e i 30 quintali di frutta. «Dalla prima pianta nel 1996 a oggi, tra manutenzioni, sistema di irrigazione e cura in generale, ho stimato che il costo di realizzazione del noceto oscilli tra i 20 e i 25 mila euro per ettaro – commenta soddisfatto il titolare – Si tratta di un ambiente che va seguito da esperti in agronomia, che richiede tempo, ma soprattutto che da una sola produzione per anno. Il meteo per noi è fondamentale, specialmente perché siamo bio: tutto si svolge tra aprile e agosto e ogni anno dobbiamo lottare con dei fenomeni atmosferici in continuo mutamento».