La vicenda ha ormai superato i confini di campi calcio, spogliatoi e aule giudiziarie.
Dopo la prima incursione politica dell’assessora alla coesione sociale di Padova, Cristina Piva, che aveva giudicato «vergognosa» la presenza in campo del calciatore biancoscudato Michael Liguori durante l’ultima partita di campionato, alla luce della condanna in primo grado per violenza sessuale, cresce la polemica.
[[ge:gnn:mattinopadova:14719860]]
Il vaso di Pandora si è frantumato in mille pezzi, tra innocentisti, garantisti, giustizialisti e moralisti, senza una distinzione tra destra e sinistra. Piva, nata e cresciuta nel Pd, ha aperto un dibattito su una vicenda complessa, ma che tocca le corde più sensibili.
Michael Liguori, calciatore tra i più talentuosi del Padova, è stato condannato dal tribunale di Teramo a 3 anni e 4 mesi per violenza sessuale, commessa ai danni di una 14enne. All’epoca (2018) lui ne aveva 19 e giocava in serie D.
Una sentenza di primo grado che i suoi legali sono sicuri di ribaltare in appello. E Liguori continua a giocare
[[ge:gnn:mattinopadova:14710976]]
A difendere l’opinione dell’assessora è stato il suo sindaco, Sergio Giordani: «Bisogna sempre e in ogni caso stare dalla parte delle donne che trovano il coraggio di denunciare una violenza – le parole del primo cittadino di Padova –. E queste giovanissime donne hanno tutta la mia vicinanza. C’è un processo in corso, ma come dico spesso, sono sindaco e anche un nonno, quindi capisco nel profondo il sentimento espresso dalla nostra assessora».
Ma Giordani e Piva non sono affatto soli. A parlare di «sospensione» è anche Carolina Morace, ex calciatrice, oggi allenatrice, ma anche europarlamentare del Movimento Cinque Stelle: «Vicende come questa possono lanciare messaggi sbagliati – commenta Morace –. L’atto di violenza di cui è accusato è molto grave, anche se siamo solo al primo grado di giudizio. Siamo consapevoli che il verdetto finale di questa vicenda giudiziaria non sia ancora arrivato, ma non dobbiamo dimenticare che i calciatori rappresentano un modello per tanti giovani e noi non possiamo non tenerne conto. Per vicende analoghe, per garantire in primis le vittime, il codice di procedura penale dovrebbe prevedere un giudizio più veloce, ma nel frattempo, considerate la gravità delle accuse e anche la sentenza di primo grado di condanna, sarebbe stato più opportuno richiedere una sospensione immediata dalle attività agonistiche».
Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari ha invece provato a spegnerla: «La presunzione di non colpevolezza sino a sentenza definitiva è patrimonio del nostro ordinamento e del sistema costituzionale italiano – le parole del senatore leghista –. La professione o l’attività svolta da un cittadino non possono affievolirla: la legge è uguale per tutti, calciatori e non. Non mi permetto di entrare nel merito della vicenda giudiziaria, ma confondere un’accusa con una condanna definitiva rischia di configurarsi come una grave manifestazione di populismo. Chi sbaglia paga, ma solo dopo l’accertamento definitivo dei fatti».
Ed era proprio lì che voleva colpire Piva, con il benestare di tutto il Pd, compresa la capogruppo in consiglio regionale Vanessa Camani.
Voleva arrivare al populismo, quando chiede se l’atteggiamento sarebbe stato diverso davanti ad una persona senza riflettori addosso, magari di origine straniere.
E perfino nella Lega non c’è una linea comune: «Nessuno vuole sostituirsi alla giustizia, ma il reato di cui stiamo parlando è gravissimo – commenta Milena Cecchetto, consigliera regionale della Lega –. I giusti intenti nel contrasto alla violenza sulle donne passano non solo da auliche dichiarazioni, ma anche da ferme e risolute azioni. Sono delusa nel continuare ad assistere a riabilitazioni gratuite di maschi violenti». «Servirebbe il massimo rigore da parte della società anche per dare il buon esempio» aggiunge Cristiano Corazzari, assessore regionale allo sport, pure lui leghista.
Poi però la domanda sorge spontanea: se in appello Liguori dovesse essere assolto? Ed ecco i garantisti: «Nessun regolamento impone di non convocare un atleta condannato in primo grado, la decisione spetta alla sensibilità della società e del giocatore» commenta la neo assessora regionale all’istruzione e al lavoro di Fratelli d’Italia, Valeria Mantovan. Così come la forzista Elisa Venturini, che invoca i tre gradi di giudizio.
