Una madre inginocchiata sull’erba di un parco abbraccia il corpo esanime del figlio. Gli ultimi baci sulle guance, le ultime parole sussurrate tra i singhiozzi.
L’epilogo della vita di Sammy Basso in un’istantanea: una rappresentazione plastica dell’amore materno e tutto intorno decine di persone in rigoroso silenzio.
Laura Lucchin, 56 anni, sabato sera è accorsa con il marito Amerigo a Villa Razzolini Loredan di Asolo. Si sono messi in macchina appena li hanno avvisati che il figlio era stato colto da un malore, nel bel mezzo della festa di matrimonio. «Siamo partiti subito da Tezze sul Brenta ma non siamo arrivati in tempo, purtroppo», racconta questa donna, cercando di farsi forza.
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Laura Lucchin, dunque quella di suo figlio Sammy è stata una morte che i medici potrebbero definire naturale?
«Sì, vista la sua patologia, la Progeria o sindrome di Hutchinson-Gilford».
Quale era l’aspettativa di vita?
«Inizialmente 14 anni ma la terapia sperimentale iniziata quando era dodicenne l’ha aiutato tantissimo, e sta aiutando tanti altri pazienti. Praticamente ha raddoppiato l’aspettativa di vita teorica. E se avessimo cominciato prima, probabilmente sarebbe stato anche meglio, perché a 12 anni il suo corpo era già parecchio provato dalla malattia».
Dopo Giorgia Meloni e Jovanotti, ieri anche la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola ha ricordato suo figlio. Che effetto le fa questo cordoglio globale?
«Non lo so bene, provo sentimenti contrastanti. C’è il dolore per aver perso un figlio ma, allo stesso tempo, non immaginavo che la risposta sarebbe stata un simile moto d’amore nei confronti di Sammy. Si sta muovendo il mondo. Abbiamo testimonianze da ogni luogo».
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Come mai, secondo lei?
«Perché Sammy era del mondo. Ha saputo toccare corde pazzesche, in tutti».
Com’è stata l’esperienza di essere genitore di un figlio così speciale?
«Per me è sempre stato un dono grande e meraviglioso. A volte mi chiedevo: perché proprio a me questo dono così immenso? Allora mi rispondevo che, forse, è stato proprio lui a scegliere noi».
Voi avete una grande fede.
«Sì, anche questo ha aiutato noi e tantissimo Sammy. Il suo messaggio ha un senso proprio se visto in una prospettiva di fede. Altrimenti sarebbero solo parole vuote».
È vero che avete donato il corpo alla scienza?
«Non è stato donato il corpo alla scienza, abbiamo donato gli organi che servono per continuare ricerca sulla malattia. Abbiamo lasciato che questo aspetto venisse gestito dalla dottoressa Leslie Gordon di Boston, punto di riferimento internazionale per lo studio della Progeria. Ma il corpo di mio figlio ritornerà a Tezze».
Nel frattempo è stato fissato il funerale.
«Sì, sarà venerdì, dalle 15, ma non nel campo sportivo. Si è scelto un piazzale, tra la chiesa e il campo. Sembra sarà bel tempo ma il fango avrebbe comunque reso tutto più complicato».
Celebrerà il vescovo di Vicenza, avete idea di quanta gente arriverà?
«Non sappiamo, ma crediamo migliaia di persone. Probabilmente ci saranno anche membri del Governo. Il Comune sta organizzando tutto, con i bus navetta e i parcheggi. Sarà lutto cittadino».
Qual è l’ultimo ricordo che ha di suo figlio?
«Sabato mattina, prima che uscisse di casa. Era molto preso da questo matrimonio. Si sposavano gli amici, sapeva che avrebbe avuto davanti una giornata di festa. Ci siamo baciati. Divertiti, gli ho detto».
E adesso che ne sarà dell’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso onlus?
«Continueremo, nel suo ricordo e nella sua memoria. Dentro l’associazione ci sono tanti suoi amici, sono convinta che continueranno spinti dall’amore che hanno sempre provato per lui». —
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