Una chiesa gremita, scout in divisa e compagni di classe in lacrime ieri per l’addio alla studentessa del Selvatico, la 17enne Sofia Gambato, falciata da un’auto mentre stava entrando a scuola e morta a cinque giorni dall’investimento.
Sulla bara bianca coperta di rose gli scout del gruppo Campodarsego1 hanno deposto la maglia che Sofia usava agli scout, simbolo della sua grinta e dedizione, l’alpenstock della squadriglia Volpi che la giovane ha guidato con amore con lo scalpo d’oro e il fazzolettone verde simbolo del suo senso di responsabilità e perseveranza nel raggiungere gli obiettivi; e ancora, un gioiello simbolo della sua preziosa creatività e la cura per le piccole cose, una candela rossa la cui fiamma simboleggia il legame che aveva con il fuoco e il cui colore ricorda la comunità e il servizio.
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In tantissimi, un migliaio di persone, si sono stretti a mamma Patrizia, a papà Gianni e alla sorella Camilla, ai nonni Marisa e Angelo. Hanno concelerato la messa funebre il vicario episcopale don Leopoldo Voltan, il parroco don Enrico Piccolo, don Francesco e don Mariano, assistente regionale e diocesano degli scout, e due preti rogazionisti.
Un don Leo commosso ha raccontato la bellezza e la purezza di Sofia che nei suoi brevi 17 anni è stata una segno speciale di fiducia ricevuta dai suoi cari e trasmessa agli altri, di amicizia, di apertura incondizionata e senza calcoli e infine guida scout.
«Ci sono persone abitate dalla purezza: queste persone cambiano il mondo e lo rendono migliore, più bello, più umano», ha detto don Leo nell’omelia, rivelando che la giovane ha anche donato gli organi. «Sofia nei suoi 17 anni è stata un segno speciale di una possibile qualità del vivere, libera da paura, violenze, egoismo. Non è riuscito il miracolo della guarigione ma in Sofia è riuscito alla grande il miracolo di una vita piena entusiasta e generosa». Il sacerdote ha elogiato Campodarsego, un paese che ha saputo fermare eventi e manifestazioni perché la morte richiede silenzio e riflessione.
Tra le lacrime, due compagne di 4C hanno raccontato di quel banco così vuoto senza di lei e la classe così silenziosa: «Tutti speravamo in un finale migliore, ci credevamo davvero e mai saremmo stati così uniti come questo ultimo giorno», hanno detto. «Oggi affrontiamo questa sfida e siamo qui insieme per ringraziare Dio di averci permesso di conoscerti di camminare con te anche nei momenti di difficoltà quando lo zaino pesa. Sofia, tu continuerai ad essere il nostro fuoco e nei nostri cuori lo dobbiamo tenere acceso perché possa continuare a brillare», il ricordo degli scout.
Ma il ricordo più struggente è stato della mamma Patrizia: «Cara Sofi, quando eri nel mio grembo non sono mai stata così bene in vita mia. Tu sei molte cose, hai ricoperto molti ruoli sia all’interno della nostra famiglia che con gli amici le amiche. In tutti i tuoi impegni hai costruito legami e hai messo le basi per realizzare sogni enormi. Sei anche molto altro, ma in tutto ciò che hai fatto ci hai messo tutta a te stessa e tutto il cuore e queste sono cose che non possono essere dimenticate. Hai coltivato tutto ciò che la vita ti ha regalato con determinazione, ambizione, sagacia e forza».
«Sei stata tante cose, ma la cosa più importante è che sei stata amata e hai amato. Esistono anime grandi che seminano piccole semini d’amore di amore e gioia nel cuore degli altri e la loro luce continua a brillare. Oggi siamo tutti qui per te e sento una profonda gratitudine verso coloro che sono parte della tua vita e che ti hanno amata e regalato momenti di pura gioia. So che sei con noi e noi continueremo a portarti nella nostra strada facendoti vivere nei nostri gesti. Ragazzi fate fiorire la vostra vita, vi voglio bene».
