La prima storica vittoria della nazionale di San Marino in una competizione ufficiale ha fatto il giro del mondo, ma la ribalta planetaria non ha coinvolto solo i giocatori che hanno surclassato per 1-0 il Liechtenstein. Al sudore in campo, infatti, nella mitica serata del San Marino Stadium si sono uniti gli immancabili cori della Brigata “Mai 1 Gioia”, la curva ultras dei Titani: la compagine di tifosi è finita nei social e nei notiziari di mezzo mondo.
E qui arriva subito il colpo di scena. Anzi, due. Il primo: tra i sessanta e più sostenitori della Brigata, i sanmarinesi si contano sulle dita di una mano. Il secondo: tra gli storici tifosi della nazionale biancazzurra ci sono pure due padovani, Luca Lubian di Gazzo e Nicolò Parolin di Camposampiero.
«Il gruppo stesso, d’altra parte, nasce nel 2012 da una compagnia di amici tra Modena e Reggio Emilia, perlopiù tifosi del Sassuolo», racconta Daniele Dei, 41 anni, giornalista di Modena e oggi coordinatore della Brigata. «Si veniva per la curiosità di assistere a una partita internazionale, si veniva rapiti da questa nazionale fanalino di coda mondiale e poi si rimaneva stupiti dal silenzio e dalla calma degli appassionati del posto. Da lì ci si è detti: “Perché non si forma un gruppo?”».
Malati di calcio, malati di geografia. Affascinati dalle cenerentole, dal Davide che sfida Golia. Dalla parte di chi, il più delle volte, ne busca parecchie. Con questo spirito la Brigata “Mai 1 Gioia” è via via cresciuta e, anche grazie ai social, ha raccolto appassionati speciali da tutta Italia, se non dall’Europa (chi cura i social del gruppo vive in Austria!).
«Benedetto l’algoritmo che mi ha fatto scoprire la loro pagina Facebook: sono fanatico del calcio e amo le storie romantiche, questo è il mio luogo ideale», racconta Luca Lubian, magazziniere di 40 anni di Gazzo (anche se oggi vive a Camisano Vicentino che si è aggiunto cinque anni fa. Il debutto non poteva essere dei migliori: ultima del ranking Fifa contro prima di allora. Finale: San Marino-Belgio 0-4, oltre ogni rosea previsione. «Ho fatto su un gruppo di amici e, quando si può, si viene a tifare San Marino, lavoro permettendo. A ottobre andrò anche a Gibilterra…», assicura il padovano.
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A Gibilterra Luca e compagni troveranno l’altro padovano: Nicolò Parolin, 35 anni di Camposampiero, dopo aver vissuto e lavorato a Londra si è trasferito a San Roque, in Spagna, e lavora come poliziotto a Gibilterra. «Ogni volta che torno a casa passo a tifare San Marino. Qui alleno una Under 13 e ho già preso contatti con la federazione locale: vorrei organizzare un incontro tra gli ultras di Gibilterra e i nostri». Già, perché ogni partita per i “Mai 1 Gioia” è una festa e un’occasione di socialità: «Lo è stato anche con i tifosi del Liechtenstein», assicura Daniele, «con gli avversari ci scambiamo adesivi, maglie, gadget e poi si tifa tutti assieme».
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Le 140 partite di fila non hanno scalfito l’entusiasmo della Brigata, che tuttavia ha conosciuto momenti duri: «Sicuramente lo 0-3 in casa contro Andorra, nel 2021, nel periodo buio della gestione di mister Franco Varrella», spiega Daniele.
Ma perché nella Brigata i sanmarinesi sono così pochi? «Per due motivi: perché chi è davvero preso dalla nazionale, o male o bene, è impegnato anche nell’organizzazione dell’attività, dai tecnici agli steward fino allo speaker».
Ma non solo: «Noi arriviamo da fuori con uno spirito goliardico, ma qui la lunga serie di sconfitte è sentita da molti come un disonore. Si pensi alla gara contro la Germania reduce dalla sconfitta ai Mondiali di casa contro l’Italia. Nel settembre 2006 i tedeschi arrivarono con molta rabbia a San Marino, utilizzando la nazionale del Principato quasi come uno sfogo contro gli italiani: finale di 0-13, senza alcuna pietà, con il portiere Jens Lehmann che stava addirittura per calciare un rigore. Gli venne chiesto rispetto, e rinunciò». Morale della favola: il Governo chiese le scuse di Thomas Muller e compagni e qualche politico invocò il ritiro della nazionale dalle gare.
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Ma la musica, fortunatamente, è cambiata, e una parte di merito va anche alla Brigata “Mai 1 Gioia” piena zeppa di “foresti”: «Con gli ultimi due mister abbiamo inaugurato un rapporto diretto con i giocatori, e la Federazione ci coinvolge molto: si pensi in alcune occasioni possiamo volare nel charter con atleti e staff tecnico», racconta orgoglioso Daniele.
Tre tifosi, martedì 10 settembre, saranno per esempio a Chisinau, per la sfida contro la Moldova. «Allo stadio si sente qualche coro in più, sempre più residenti ci cercano: pensiamo che la vittoria di giovedì scorso possa aver sbloccato della nuova positività».
A proposito: “Mai 1 Gioia” cambierà nome? «Ma no, ci chiamiamo così non per le tante sconfitte della squadra, ma più in riferimento a un mood, a uno stile di vita. Primi o ultimi al mondo, lo assicuriamo, quello non cambierà mai».
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