Nel nostro territorio gli artigiani sono sempre meno. Se questa tendenza non sarà invertita, tra una decina d’anni potrà essere molto difficile trovare un idraulico, un fabbro, un serramentista o un elettricista. L’sos è stato lanciato dall’Ufficio studi della Cgia (che ha elaborato i dati dell’Inps) ed è confermato dall’Osservatorio economia e territorio di Cna che rileva una diminuzione del 5% delle imprese padovane (contro una media regionale che si ferma al meno 4%) rispetto al 2019.
Tanto che l’associazione di categoria chiede a gran voce sgravi fiscali e supporti per i piccoli imprenditori del saper fare. Se allarghiamo il periodo, tra il 2012 e il 2023 Padova, con il –24,7%, ha perso 9.774 artigiani. Stiamo parlando di persone che in qualità di titolari, soci o collaboratori familiari svolgevano un’attività lavorativa prevalentemente manuale ed erano iscritti nella gestione artigiani dell’Inps.
I settori che più di tutti hanno perso pezzetti preziosi della loro produttività sono il trasporto merci, i metalmeccanici, gli installatori di impianti, i sarti e i modisti. Va detto che questi sono anche i comparti che nel corso degli ultimi dieci anni si sono aggregati per resistere agli scossoni delle grandi crisi.
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Mentre chi proprio si è ridotto al lumicino sono calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, lavasecco, orologiai, pellettieri, riparatori di elettrodomestici e TV, sarti e tappezzieri che erano quasi tutti a conduzione familiare.
Le uniche eccezioni riguardano il benessere (acconciatori, estetisti e tatuatori) e l’informatica (sistemisti, addetti al web marketing, video maker ed esperti in social media).
Le ragioni – secondo la Cgia – sono facili da capire: da una parte l’invecchiamento della popolazione, con un insufficiente cambio generazionale e, dall’altra, la feroce concorrenza esercitata dalla grande distribuzione e dall’e-commerce, insieme all’aumento degli affitti e delle tasse.
Padova perde aziende, dunque, pur confermandosi la prima provincia per imprese con sede legale nel territorio: 85.308. E fa meno peggio delle altre province venete anche rispetto alle esportazioni nel primo trimestre 2024, registrando una flessione del –3,7% rispetto al primo trimestre del 2023 ed esportando beni per oltre 3,3 miliardi di euro.
Una nota positiva è il superamento da parte della città e della sua provincia della soglia dei 2 milioni di presenze turistiche (2,07 milioni) solo tra gennaio e maggio 2024 con una crescita del +5,2%.
«Se cala il numero delle imprese cresce il numero dei dipendenti per ciascuna di esse», commenta Luca Montagnin, presidente Cna Padova. «Un dato che racconta anche il rafforzamento di quelle imprese artigiane che sono state in grado di crescere e dare lavoro sul territorio. Ma si deve considerare anche la dinamica demografica: ci sono meno giovani che si sposano e comprano casa, che acquistano un’auto e la devono mantenere e c’è meno lavoro per gli artigiani che nel frattempo vedono sempre meno giovani in grado di prendere le redini delle loro aziende». Serve l’intervento della politica: «Alla politica chiediamo di tornare a sostenere chi ha voglia di fare impresa tramite sgravi fiscali e maggiore coerenza nell’intervento pubblico, fatto di stabilità e programmazione».