Un centro estivo che chiude in meno di 24 ore manda in crisi, proprio all’alba del mese più complicato dell’anno, decine di famiglie.
Succede allo Sport Project della Mandria, centro estivo che si tiene al Civitas Vitae Angelo Ferro, il centro di proprietà della fondazione Oic che da quasi un decennio è dato in concessione all’associazione sportiva per le attività estive dei bambini.
Sembra un pomeriggio come tanti, quello del 1 agosto, ma non per le famiglie che avevano fatto affidamento sul centro estivo di Sport Project.
Andando a prendere i figli alle 17 scoprono che nel giro di un’ora o poco più il centro dovrà chiudere definitivamente. E che, ovviamente, non sarà in grado di ospitare i bambini già dalla mattina successiva. Insomma, nell’arco di appena poche ore, dato che molti genitori lasciavano i figli nella struttura alle 7.30 del mattino, tante famiglie si sono trovate a fare i conti con un’organizzazione stravolta.
«Non è solo il fattore economico quello che ci indispone, anche se la cifra già versata per coprire i centri estivi fino a settembre supera il centinaio di euro a settimana, e certo non è indifferente per l’economia familiare. Quello che preoccupa noi genitori è garantire sicurezza e continuità all’esperienza dei piccoli, troppo spesso sballottati tra nonni, babysitter e cambi di scuola», racconta un genitore, incredulo dopo le parole dell’animatrice dello Sport Project.
«Non ci è stata data nessuna spiegazione. Come si fa, dall’oggi al domani, a trovare una soluzione, quando entrambi i genitori, come nel nostro caso, hanno un lavoro a tempo pieno?». Il risarcimento per le settimane di agosto e settembre non sembra essere in discussione e arriverà, così promette lo Sport Project alle famiglie. Ma non basta perché il problema per le famiglie è soprattutto organizzativo. E poi i bambini all’Oic si trovavano bene.
La questione economica può quindi passare in secondo piano, almeno per alcune famiglie, ma non è un fattore trascurabile in questa vicenda. Sarebbe infatti proprio un ritardo nei pagamenti ad aver costretto Sport Project a chiudere. Da tempo l’Oic reclamava il pagamento di alcune fatture arretrate. E dopo mesi di inadempienze, i ritardi hanno costretto all’interruzione dei rapporti con il centro sportivo.
«Dispiace davvero essere giunti a una soluzione così drastica, ma quando si tratta di fatture non pagate alla prima volta si può chiudere un occhio, alla seconda pure, ma a un certo punto risulta impossibile continuare un rapporto», spiega Fabio Toso, direttore della fondazione Oic.
«Avevamo comunicato tempo addietro, certo non ieri, a Sport Project che le condizioni erano queste. Comprendo il disagio per genitori e figli, abbiamo anche noi un asilo quindi sappiamo quanto i presìdi che offrono anche in estate un supporto alle famiglie siano fondamentali, ma in ballo ci sono il rispetto verso noi creditori e anche la correttezza nei confronti delle famiglie stesse, che pagano cifre importanti e che hanno diritto quindi a un servizio adeguato e trasparente da parte dell’associazione».
Un epilogo scontato quindi, che però non considera il fatto che le famiglie non sono state mai messe al corrente del problema.
Lo Sport Project di Padova vanta più sedi oltre a quella di Mandria, e ha sempre avuto un’eccellente reputazione. «Ogni giorno i nostri figli potevano praticare attività diverse, eravamo entusiasti», raccontano i genitori.
«Tra l’altro è uno dei pochi che offre, anzi ormai possiamo dire offriva, un servizio continuativo fino a settembre inoltrato. Era ottimo per noi genitori lavoratori, riuscendo a dare continuità alle attività dei bimbi fino all’inizio della scuola. Ora non sappiamo che fare», concludono i genitori, attendendo i chiarimenti che i responsabili dello Sport Project – interpellati anche dal mattino di Padova – per adesso non hanno voluto dare.
