Non c’è più Giorgio Sumiti, il suo panino “fantasia”, ricco di tutto quello che il suo raffinato banco alimentare poteva offrire, non sarà più lo stesso. Da oggi avrà un sapore di nostalgia: del suo sorriso sagace, che si apriva in una risata sincera; delle sue battute perspicaci e di quella capacità di accogliere gli studenti affamati che faceva subito casa.
È mancato martedì mattina, a 82 anni, dopo aver affrontato un male inguaribile. I funerali saranno venerdì 19 luglio alle 10. 30 nella chiesa di Santa Sofia. Adesso nella bottega di via Belzoni, dove fin dal 1979 si trovava l’introvabile, c’è solo il figlio Marco.
«L’ultima volta era venuto in negozio il 23 maggio» racconta Marco, «ricordo bene la data perché quella sera è scivolato e si è fratturato una spalla. È cominciato tutto lì: l’incidente, poi il Covid che l’ha tenuto a letto, la scoperta della malattia, la rapida diffusione. Non era già più operativo come prima da un po’, ma veniva in bottega per stare con i “suoi” ragazzi: gli studenti universitari».
ll sodalizio Sumiti-popolo studentesco è stato magico dal primo istante, in quel 1979 in cui aprì l’attività dopo essere stato prima garzone e poi titolare del supermercato Smania, in via Altinate.
Il “paron” Giorgio sapeva proprio farci con i ragazzi, li amava di una tenerezza autentica: «Ricordo come fosse oggi uno dei primi cortei del Gay Pride» racconta il figlio, «vennero dei ragazzi, nostri clienti, a chiedere se volevamo dare una mano per sponsorizzare la manifestazione. Mio padre disse subito: “Ma certo”. Io, francamente, ero meno convinto: avevo paura che ci avrebbero etichettato. Ma papà fu irremovibile: “I ragazzi sono tutti belli” mi disse. E lo pensava proprio. Mi diceva spesso che eravamo molto fortunati a stare ogni giorno in mezzo a 3-4 mila universitari perché potevamo cogliere prima degli altri dove andava il mondo. Aveva ragione. Sono orgoglioso di essere il suo erede, come figlio e successore. Porto avanti la sua eredità perché non vada persa e ogni sera torno a casa stanco – perché i ragazzi sono faticosi – ma sempre con il sorriso. Mi riempie di gioia quando tornano e ci presentano le loro famiglie. Perfino un giovane australiano, rimasto qui per qualche mese, ci ha portato la sua bella famiglia».
Giorgio Sumiti in via Belzoni ha costruito un impero, ma non economico, di relazioni. Abitava al Portello, ma frequentava la chiesa di Santa Sofia di don Giorgio Ronconi: «Mio padre si è sempre sentito uno di Santa Sofia: lì si è sposato, lì abbiamo battezzato i miei ragazzi, lì ha conosciuto don Giorgio, un prete come ce ne sono pochi e che voleva celebrasse anche la sua fine».
«Dai Sumiti» ricorda Patrizio Bertin, presidente Ascom, «sono passate generazioni di studenti ma anche tante famiglie padovane che in tutti questi anni non hanno voluto rinunciare a due concetti fondamentali del commercio: la qualità e il servizio. Perdiamo un associato e una figura indimenticabile».