Francesco Calzavara, leghista e assessore regionale al Bilancio, cosa pensa di questi tagli nei bilanci dei Comuni?
«Da ex sindaco (di Jesolo) vedere tagli alle amministrazioni locali fa sempre male, perché credo che le risposte che riusciamo a dare attraverso i 560 Comuni del Veneto sono risposte importanti in termini di servizi ai cittadini».
Quale rischio si profila, quindi?
«Di dover comprimere alcuni di servizi che invece son stati comunque delle eccellenze nella pubblica amministrazione del Veneto»
. E questi sono gli effetti pratici, ma dal punto di vista ideologico qual è la sua posizione?
«È chiaro che questo rientra in un ambito più ampio. La Regione e, al tempo, le Province hanno contribuito al risanamento del debito pubblico italiano. Il rammarico è che questa contrazione della spesa sul territorio non ha visto una pari contrazione della spesa della “macchina romana”. Mi sembra che, ad oggi, abbiano pagato pegno solo le amministrazioni locali».
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Cosa potete fare voi come Regione Veneto?
«Possiamo fare ben poco, se non essere al fianco di Anci in conferenza delle Regioni, sostenendo che l’ossatura del Paese è costituita dai Comuni, che danno comunque delle risposte. In una prospettiva anche di futura autonomia del Veneto, crediamo in alcune forme di deleghe verso il basso».
Cosa intende dire?
«L’idea del presidente Zaia non è quella di creare un centralismo veneziano ma, per quanto possibile, di delegare servizi per essere più vicino possibile ai cittadini. Si tratta di trovare dei Comuni che abbiano risorse e soprattutto la struttura per esercitare funzioni sul territorio».
Dunque la soluzione sarà la creazione di Comuni in grado di erogare servizi anche per le realtà più piccole?
«Il percorso delle unioni o delle convenzioni tra Comuni, per certi versi, è un percorso obbligato. Nel momento in cui non riesci più ad avere assunzioni di personale qualificato per svolgere determinate funzioni, bisogna delegare queste a un ente superiore o comunque a una struttura superiore che possa gestire un territorio più vasto. A questo proposito, ricordo che il 53% dei Comuni del Veneto ha 3.500 abitanti. Ecco che alcuni territori possono davvero mettersi insieme a gestire funzioni in maniera convenzionata e unitaria».
Da ex sindaco e adesso assessore regionale al Bilancio, come si sceglie cosa tagliare?
«Io ho sempre cercato di garantire i servizi alla persona, il sociale. Quindi si va a contrarre le spese che possono essere definite “sacrificabili”. Quando ero sindaco di Jesolo tagliavo sulla cultura, sul turismo e sulla promozione, sempre nell’ottica di salvare i servizi alla persona, per la tenuta del corpo sociale».
In un periodo in cui si mette in discussione l’autonomia, i tagli arrivano proprio come frutto del centralismo. Cosa ne pensa?
«L’autonomia è delegare ai territori alcune funzioni e questo può apportare dei risparmi e un efficientamento dei servizi erogati. Questa è la sfida dell’autonomia. Per questo è contraddittorio il messaggio che arriva da Roma o comunque da alcuni partiti che vogliono cavalcare la paura della frantumazione dell’unità d’Italia. Posso ricordare una cosa?».
Certo.
«In 560 Comuni non ne abbiamo uno in dissesto economico, questo è un segno di responsabilità ed efficienza: fa parte del nostro Dna».