foto da Quotidiani locali
Una famiglia scossa, chiusa nel silenzio. E poi gli investigatori dei carabinieri di Vicenza, coordinati dalla procura berica, a caccia di un dettaglio, un indizio, una traccia per stringere il cerchio attorno al gruppo di sei malviventi che nella serata di giovedì ha tenuto in ostaggio e rapinato la famiglia di Roberto Baggio, che è stato anche colpito con il calcio di una pistola dopo aver tentato una reazione, nell’abitazione del Divin Codino ad Altavilla.
Poco filtra dei progressi che sono stati fatti sull’aggressione subita da Roberto Baggio, che era a casa con la moglie, due dei tre figli e la suocera. Quello che pare certo è che è in corso un lavoro mastodontico, che qualcuno definisce come «mai fatto prima in provincia di Vicenza».
Da quanto è possibile capire, i militari stanno osservando migliaia di ore di immagini registrate dalle telecamere della videosorveglianza sparse sul territorio che sono state e vengono acquisite e poi riversate nei computer degli investigatori.
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Ogni movimento sospetto è prezioso e viene seguito passo passo dagli investigatori seguendo sia le direttrici ipotizzate per l’arrivo della banda di criminali, sia per la fuga.
Tutto parte dalla fascia oraria dell’assalto alla villa, tra le 21.45 e le 22, proprio durante l’intervallo della partita Spagna - Italia che la famiglia si era riunita per guardare.
Dall’intrusione, sono trascorsi circa 40 minuti prima che la banda, che pare fosse composta da sei persone con accento dell’Est Europa di cui tre armate di pistola, fuggisse con il bottino.
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Quali mezzi sono passati sui colli di Altavilla Vicentina prima dell’irruzione nella villa? La ricerca, ovviamente, si deve estendere a diverse ore prima dell’accaduto perché gli uomini potrebbero essersi appostati. E quali di quei mezzi sono poi corsi via immediatamente dopo la rapina? C’è anche l’ipotesi che, vista la vastità della proprietà della famiglia Baggio, il gruppo di criminali organizzati abbia scelto un posto sicuro in cui nascondere i mezzi per la fuga e li abbia raggiunti a piedi. Il lavoro di osservazione di ogni pixel delle riprese, che parte dai confini della magione di via Firenze, si estende poi a cerchi concentrici e comprende il girato di centinaia di telecamere anche oltre i confini della provincia.
Secondo quanto emerso dopo la lunga deposizione della famiglia Baggio, che nella giornata di venerdì è stata sentita per diverse ore nel comando provinciale dei carabinieri di via Muggia, gli uomini della banda sarebbero stati sei e avrebbero avuto un accento dell’Est. Si sarebbe trattato di una banda di criminali molto ben organizzati.
Gli operativi non vivono nelle zone che colpiscono, ma fanno riferimento su basisti, spesso connazionali che però conoscono molto bene l’area d’azione perché vivono lì. Non è un caso se hanno colpito quando la famiglia Baggio si trovava in casa: è una scelta.
È facile che, quando i proprietari di un’abitazione, anche se molto lussuosa, si trovano in casa, i sistemi d’allarme siano disinseriti o per lo meno attutiti nel loro impatto. E anche se fosse necessario usare la violenza, queste bande criminali credono che il gioco valga la candela rispetto al bottino.
Il Veneto in generale e il Vicentino in particolare sono mete piuttosto gettonate da questo genere di bande. Si tratta di un territorio ben collegato, con abitazioni (soprattutto quelle più lussuose) che spesso sono isolate anche se vicine alle principali arterie, ma soprattutto è un’area dove si concentra molta ricchezza. Non serve andare molto indietro negli anni, era il 2020, per trovare un precedente analogo: quattro banditi incappucciati e armati avevano fatto irruzione nella villa di uno tra i più noti imprenditori della concia riuscendo ad arraffare un bottino tra orologi e gioielli che si aggirava su 1,3 milioni di euro dopo minacce e pistole puntate alla tempia.
L’anno prima un episodio simile, anche dal bottino meno generoso (circa 100 mila euro) era avvenuto a Schio, nell’area del Castello. Il proprietario dell’abitazione razziata era stato colpito con un pugno e poi legato mani e piedi.
C’è anche da dire che sempre nel 2019 tutto l’Alto Vicentino era stato preso di mira da una scia di rapine in abitazioni di lusso, anche se in quel frangente, i malviventi preferivano utilizzare sofisticate tecnologie per mettere fuori servizio potenti sistemi d’allarme.
Nel 2016, invece, tre ragazzi senza fissa dimora avevano messo a segno una rapina in villa più rudimentale ma allo stesso modo efferata ad Arcugnano.
