LR24 ( MIRKO BUSSI ) - Dal giorno in cui un pallone fu messo in terra e giocato prevalentemente coi piedi, molto ruota attorno alla possibilità di creare superiorità . Da quella primordiale, numerica , l'evoluzione e lo studio della materia ha portato a classificarne altre: posizionale , perché ricevere in alcuni punti della struttura avversaria è di comprovata efficacia. Alcuni hanno teorizzato una superiorità qualitativa , determinata dalle capacità del possessore del pallone rispetto al proprio avversario diretto, di recente quella più discussa è la superiorità relazionale . Stabilita dalle connessioni tra più giocatori che in questo modo possono invalidare anche superiorità numeriche. Com'è successo anche domenica, in Monza-Roma.
#MonzaRoma / #PostMatch 1/5
"Superiorità relazionale"
Il miglioramento delle combinazioni offensive ha incrementato la pericolosità dell' #ASRoma .
Le migliori occasioni hanno un aspetto comune: la prossimità di più giocatori al pallone, aumentando così le opportunità di relazione. pic.twitter.com/8hHrZNnvAg
— Mirko Bussi (@MirkoBussi) October 8, 2024
La Roma ha mantenuto una struttura riconoscibile principalmente nelle fasi di costruzione, quando Cristante si sedeva al fianco di Ndicka , disponendosi a piede invertito, con Mancini e Angelino nelle ampiezze e Koné come vertice del 4+1 iniziale . Davanti, dai mezzi spazi di Pellegrini e Soulé, con Celik ed El Shaarawy nelle ampiezze più alte e Dovbyk come riferimento più avanzato, gli uomini di Juric sfumavano di frequente le loro posizioni.
Come nell'occasione che si tramuterà nel palo di Koné e nella ribattuta di Dovbyk poi cancellata dal Var al quarto d'ora. Nel settore centrale, durante lo sviluppo, in un raggio di 10 metri si contano 5 giallorossi opportunamente scaglionati: El Shaarawy che convergeva da sinistra, Pellegrini e Soulé che s'incontravano in centro, oltre a Koné e Dovbyk. Un intreccio romanista da cui il centrocampista francese ricaverà la piazzola utile a scagliare il tiro sul palo.
#MonzaRoma / #PostMatch 3/5
Poco dopo, la capacità di riconvertirsi e di riconoscere le proprie funzioni risulterà determinante: qui inizialmente Koné attacca la profondità, per poi riciclarsi e stabilire un 4v4 intorno al pallone.
Parità numerica ma superiorità relazionale. pic.twitter.com/j6Zdgaba6W
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Si riproporrà, in altro modo e forma ma con congetture simili poco dopo. Stavolta nel fazzoletto di destra ci sono Celik , Pellegrini , Soulé e Koné , quest'ultimo appena riconvertito dopo un iniziale attacco alla profondità. Da qui, come nel fotogramma sopra, la parità numerica disposta dal Monza viene disarcionata da una superiorità relazionale dei romanisti: Koné esce dal recinto del 4 contro 4 per andare da Cristante che ha appena scannerizzato (foto sotto) il panorama offensivo davanti a lui e può sincronizzarsi istantaneamente al movimento di Pellegrini, ora riciclatosi in un attacco alla profondità ingestibile per il Monza.
#MonzaRoma / #PostMatch 5/5
Qui la Roma schiaccia il Monza negli ultimi 30 mt, spingendo avanti anche Ndicka e Mancini per motivi preventivi.
Si nota ancora forte densità intorno alla palla, lo scanning di Cristante che apre una splendida giocata al terzo per il tiro di Pellegrini. pic.twitter.com/FF4Fwl2oxF
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Succederà di nuovo, nel secondo tempo, quando in seguito a un attacco prolungato la Roma finisce con tutti i suoi giocatori di movimento negli ultimi trenta metri del Monza. Anche Mancini e Ndicka sono lì per far da sentinelle preventive sui vertici avversari schiacciati a difesa della propria area.
Quando il pallone è sul centro destra, adagiato tra i piedi di Soulé , si contano almeno 5 romanisti nelle immediate vicinanze. Una densità, raddoppiata dalla presenza paritaria del Monza, che viene dipanata dalle connessioni (relazioni, appunto) romaniste , che domenica in alcuni casi, come questo, hanno mostrato passaggi in fibra. Spicca nuovamente la preveggenza di Cristante : l'attimo prima di ricevere il pallone ha fotografato la situazione offensiva con opportuna rotazione del collo, così da poter velocizzare le manovre e scatenare, con Dovbyk, una luccicante giocata al terzo uomo , Pellegrini, nuovamente riciclatosi in uno smarcamento per finalizzare.
Superiorità relazionale. Che poi, invece di allungarsi a scriverne, avremmo potuto direttamente mostrarla così, grazie a chi l'ha teorizzata ormai vent'anni fa.