STRADELLA. «La Provincia metta mano al piano di coordinamento territoriale e coinvolga comitati, associazioni e cittadini nella programmazione di questi impianti in aree idonee con caratteristiche e regole fissate». È questo l’appello partito all’indirizzo di Piazza Italia, ieri mattina, dal municipio di Stradella dove si sono ritrovati i referenti dei tre comitati civici, Ettore Brandolini (Stradella-Portalbera), Andrea Montis (Pinarolo Po) e Fausto Meardi (Casei Gerola-Molino dei Torti), che si stanno battendo contro l’insediamento dei biodigestori sui loro territori. Con loro hanno dialogato i sindaci di Stradella e Portalbera, Gianpiero Bellinzona e Maurizio Gramegna, il vicepresidente della Consulta Ambiente provinciale, Enrico Berneri, i consiglieri comunali Matteo Trespidi, Nicola Ghisiglieri (Pinarolo Po) e Martina Draghi (Cigognola), Patrizio Dolcini di Legambiente Voghera-Oltrepo e Riccardo Ferlin di Wwf Oltrepo-Lodigiano, Bruno Fellegara del comitato “Rinnoviamo Sarmato”, che sta conducendo una battaglia simile nel Piacentino.
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«È necessaria una programmazione più ampia che tenga conto delle criticità della zona – il parere dei comitati -. Purtroppo, gli imprenditori vedono il territorio come da depredare e fare business perché i terreni costano poco, mentre la popolazione subisce solo svantaggi. La Provincia cambi modo di vedere e programmare, vietando certi impianti ed impatti, che devono tenere conto di quanto c’è già, a livello di insediamenti e logistiche». I sindaci hanno ribadito le loro perplessità: «L’insediamento di impianti per la produzione di biometano sta diventando il maggior business lungo il tracciato dell’autostrada A21 – ha detto Gianpiero Bellinzona (Stradella) – Si vanno ad autorizzare impianti in zone problematiche, per assenza di fonti rinnovabili, senza un’attenta valutazione viabilistica e ambientale. Non sia è contrari a prescindere a questi impianti, ma occorre uscire da una gestione finalizzata solo a percepire fondi pubblici».
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Per Maurizio Gramegna (Portalbera), «serve un tavolo comune dove si possa parlare di territorio, delle sue necessità e di come risolverle. Alcuni impianti sarebbero utili e interessanti, ma va discusso come e dove farli, come gestirli e quale impatto abbiano realmente». Patrizio Dolcini di Legambiente ha dato alcuni dati: dal 2021 sono stati autorizzati cinque impianti, quattro in Lomellina e Casei, ma i progetti non vanno avanti. «Sono tre le criticità: localizzazione sbagliata, traffico indotto, assenza di una filiera di approvvigionamento delle materie, che ne fanno un’azione unicamente speculativa, mentre la provincia avrebbe bisogno davvero di impianti a servizio dell’agricoltura, come quelli per la lavorazione delle vinacce – ha spiegato -. Serve una programmazione territoriale per realizzare impianti che diano risposte ambientali adeguate al territorio: la Provincia metta mano al Piano di coordinamento, dialoghi con comitati e associazioni. Ci sono tanti strumenti, dalla Consulta ambiente alle valutazioni ambientali (Via e Vas) e ora bisognerà tenere conto della normativa europea sulla sostenibilità dei biocarburanti, chiedendo alle società proponenti la documentazione adeguata». —
Oliviero Maggi