PAVIA. La risposta di Pavia alla (vera o presunta) sudditanza con Milano è la posa della prima pietra e l’avvio dei lavori del parco Cardano l’11 ottobre. Non concorrente ma complementare, in un ottica più ampia, e con una sua specificità.
Sulla “distanza” tra Pavia e la metropoli lombarda hanno dialogato ieri pomeriggio Francesco Svelto, rettore dell’Università, e Alberto Lolli, rettore del collegio Borrormeo, ospiti di Ticinum Festival, nel cortile del Broletto. Due milanesi trapiantati sulle rive dei Ticino che guardano la città forse con occhi un po’ diversi. E ai quali il tormentone pavese vula bass va stretto.
Pavia-Milano, diciannove minuti di treno, fino a Rogoredo che, come ha fatto notare Svelto farebbero sorridere un anglosassone. Ma anche un romano per il quale i 70mila abitanti di Pavia sono poco più di un quartiere popoloso della capitale. Eppure la possbilità di abbattere questa distanza non appare così scontata.Perché? Incrostazioni di secoli? Atteggiamenti incancreniti? E allora? Si getta la spugna? No, rispondono i due rettori. Pavia ha tutte le carte per giocarsela.
Prendiamo il parco Cardano. «A Pavia abbiamo vissuto inizialmente con preoccupazione il progetto milanese di Mind, 1 milione di metri quadri rispetto ai nostri circa 15mila – ha detto Svelto – Ma abbiamo lavorato per differenziarci, sviluppare i settori in cui siamo più forti. E nel 2030 si potrà guardare a una grande area metropolitana, uni dei motori non dell’Italia ma dell’Europa. Un distretto di ricerca e formazione a Ovest e uno a Sud, con noi».
E’ un primo passo. Ma la strada è ancora lunga. Cosa manca? «Una regia. – afferma Alberto Lolli – Pavia ha cose bellissime ma totalmente monolitiche che non dialogano fra loro perché temono di perdere la propria identità aprendosi al nuovo. Questa città ha paura e si arrocca. Però così facendo si perde le novità. Per questo vedo la necessità che nasca una regia».
Una plancia di comando che tiri le fila di tutte le realtà presenti «per poter avere una linea comune e andare tutti nella stessa direzione. Sto lavorando a un protocollo d’intesa in questo senso» aggiunge Svelto.
parola chiave: la cura
«Milano è una città che dimentica le persone, che va a una velocità non più umana – ha aggiunto Lolli – Pavia è invece ancora una città a misura d’uomo. E la parola chiave deve essere “la cura”. Qui Pavia ancora la possiede anche se a volte è un po’ recalcitrante. E’ ancora una città in cui ognuno di noi può essere curato, è un luogo che sa curare. Non dobbiamo perdere tutto questo. C’è la cura medica, religiosa, sociale, produttiva, anche ambientale».
Pavia ha arte, storia, scienza e un fiume. «Ad esempio è insensato che abbia un lungoTicino buttato lì, nel nulla– ha aggiunto Lolli – Il progetto Waterfront, per come lo conosco io, non cambierà nulla». E scatta un grande applauso dal pubblico.
accogliere il nuovo
«La differenza tra le due città non deve essere intesa come una diminutio – insiste Lolli – : qui ci sono peculiarità che Milano ha perso. In questi giorni di colloqui con gli studenti che devono entrare in collegio li sento dire che scelgono Pavia perché a misura d’uomo. Può offrire una casa, un abitare, una conoscenza reciproca, una dimensione di riconoscibilità tra le persone. Ma questo implica accoglienza del nuovo che non deve spaventare». E il nuovo sono anche gli studenti. Solo al Borromeo 250 nuovi alunni. Quest’anno in Università 6mila matricole su un totale di 26mila studenti, di cui il 12% internazionali. «E dovrà diventarlo sempre di più» auspica il rettore.